Industria, enigma dell’economia.

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-di SANDRO ROAZZI-

Industria, che passione, varrebbe da dire osservando i dati che ne scandiscono l’andamento discontinuo. Ad aprile i prezzi alla produzione, dato Istat, sono diminuiti del 4,1% rispetto allo stesso mese del 2015. Meno marcato il calo su marzo 2016, -0,7%. Ma queste cifre non significano molto.  Intanto molto dello scivolone si deve al comparto energetico, petrolio in testa, mentre ad esempio i prezzi dei beni venduti all’estero segano un leggero progresso nel 2016 ed un calo meno pesante rispetto all’anno scorso. Ma c’è di più: se si guarda l’andamento  dei prezzi dei beni destinati al consumo si nota che sono quelli durevoli ad avere la migliore performance, come se il mercato interno si fosse nuovamente animato da consumi di maggior valore: auto, elettrodomestici, mobili e così via.

Meno bene i beni non durevoli che risentono più di tutti di una domanda interna sotto l’egida della deflazione. Anche se qil dato di oggi  non dovrebbe avere grande influenza sull’inflazione generale il cui percorso procede peraltro …sotto traccia. Unico indizio positivo: in Europa migliora la fiducia dei consumatori. Di questi tempi è bene accontentarsi.

In realtà poi la vera mutazione dell’industria risiede altrove. Sondando fra le imprese della produzione di recente si è scoperto che anche di fronte alla prospettiva di una garanzia di fatturato stabile le ripercussioni sulle assunzioni sarebbero minime. Questo la dice lunga sul momento dell’industria che vede una veloce sostituzione della manodopera con robot, informatizzazione, nuove tecnologie. In questo senso resta da vedere se ad esempio insistere sulla riduzione del cuneo fiscale si riveli alla lunga un buon affare, quando è ancor più conveniente investire e puntare sulle macchine per acquisire una maggiore produttività. Teniamo conto che in media i macchinari della nostra industria denunciano una …vetustà di 20 anni. Che sono un’enormità rispetto alla rapidità con la quale avanza quella che ormai si chiama industria 4.0, ovvero il regno delle nuove tecnologie.

Processi che avanzano in modo potente in tutto il mondo e che ci trascinano con sé. Ecco perché allora certe scelte che apparivano un tempo  lungimiranti oggi lo sono molto meno. In Europa il sindacato dell’industria  che rappresenta i maggiori settori produttivi ha chiesto ai Governi misure forti per le energie alternative. Bene, ma la domanda è: il risparmio creerà nuovo lavoro o invece saranno semplicemente dei robot a consumare energia nuova? Torna insomma a farsi d’attualità la favola del cacciatore e dell’agricoltore. Quando quest’ultimo comparve sulla scena della storia il cacciatore cominciò a scomparire. L’umanità aveva trovato un nuovo modo per nutrirsi. Ci vollero migliaia di anni. Oggi quel “migliaia” conta come giorni, come ore, come minuti. Non accorgersene in tempo, è un bel rischio per tutti.

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