Sindacati protagonisti di un patto per il Sud

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-di ANTONIO TEDESCO-

“Il Mezzogiorno ha bisogno di infrastrutture perché altrimenti non ci sono prospettive di sviluppo e di occupazione: e se non cresce il Mezzogiorno, non cresce il Paese”. Nel discorso del leader della UIL Carmelo Barbagallo a Lamezia Terme c’è un chiaro invito ad impegnarsi per il Mezzogiorno ed ognuno deve fare la sua parte: “Per quanto ci riguarda – ha ribadito Barbagallo – proprio per favorire nuovi insediamenti produttivi nel nostro Mezzogiorno, ci siamo dichiarati disponibili a una flessibilità contrattata e a tempo determinato di orari, salari e organizzazione del lavoro. Noi – ha concluso il leader della Uil – abbiamo indicato una strada: ognuno faccia la sua parte”. Un punto di partenza importante che finalmente segna una strada possibile e percorribile che ci potrebbe suggerire un’idea (e una proposta): I Sindacati protagonisti e alla guida di uno straordinario piano per far ripartire il Mezzogiorno.

Lo scenario è desolante e non sembra siano state messe in campo ricette tali da invertire la rotta. Accanto ai problemi cronici che attanagliano il Sud, l’aria più sottosviluppata d’Europa, si aggiunge la cattiva qualità della politica locale, incapace di affrontare i problemi urgenti. La bassa qualità delle istituzioni regionali o locali sono da imputare a fattori di tipo “culturale” e alla minore dotazione di capitale sociale, cioè la fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo. È assodato che esista una correlazione positiva tra la partecipazione sociale e l’efficienza delle istituzioni amministrative e per questo sarebbe urgente sostenere un nuovo patto per lo sviluppo attraverso cui rinsaldare i legami sociali ed organizzativi fra comunità locale, tessuto imprenditoriale e politica e i Sindacati potrebbero avere un ruolo chiave.
Le strutture confederali con il loro radicamento territoriale (Sedi, Caf, Patronati, centri studi) sono osservatori privilegiati delle problematiche che interessano la popolazione meridionale e potrebbero essere protagonisti di un’iniziativa che possa frenare l’isolamento e la pauperizzazione del Sud.
Accanto a proposte concrete per alleviare i problemi, soprattutto delle fasce più povere del Sud (e il Sindacato è molto impegnato con alcune proposte), in accordo con i Presidenti delle regioni e le Istituzioni locali (quelle efficienti), l’iniziativa si potrebbe estendere ad alcune proposte “choc” per arginare la fuga dei cervelli, la cronica disoccupazione nel campo dell’edilizia, etc..
Cinque o sei proposte organiche da “cantierizzare” subito per dare un segnale di vicinanza, di fiducia, di stimolo allo sviluppo di uno straordinario territorio (ad esempio investimenti in infrastrutture per la mobilità, risorse per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali, risorse per start up, un piano per l’edilizia scolastica e per potenziare la scuola, un piano di tutela del paesaggio e un piano di promozione del territorio).
Il Sud Italia ha un Pil pro capite inferiore agli altri paesi dell’Europa Mediterranea (in Italia il Nord oltre i 30.000 euro, il Centro sopra i 28.000 euro e il Sud e Isole circa 17.000 euro) e una disoccupazione insostenibile.
Quali possono essere delle soluzioni per il rilancio dell’economia e dell’occupazione? Vengono in mente due idee.
Rispolverare la vecchia idea della creazione di una “no tax area”, per le imprese che vogliono investire al Sud in determinati settori (energia verde, turismo sostenibile, cultura, valorizzazione delle specificità, etc.). Proposta vecchia ma sempre efficace. Il fisco per lo sviluppo non passa solo per la lotta ai paradisi fiscali, ma anche per assicurare alla parte meno sviluppata dell’Italia qualcosa di analogo a ciò che ha comportato il meno fisco per l’Irlanda che ha determinato ottime condizioni di sviluppo.
Altra possibile misura per favorire le azioni di sviluppo -dal basso, Botton up- è il microcredito, mettendo a disposizione risorse per la creatività dei giovani. Rispetto all’approccio assistenzialista del passato oggi appare sia necessario creare le condizioni endemiche per lo sviluppo del sud Italia: stimolare la cooperazione, la fiducia, costruire una classe politica efficiente, rilanciare la scuola e l’università come capisaldi della crescita culturale.

E se fosse questa la strada da seguire per il rilancio del Mezzogiorno e farne uno dei punti più attrattivi per gli investimenti nel Mediterraneo? Una proposta che andrebbe presa sul serio, un patto per lo sviluppo del Sud con i sindacati interlocutori principali, anzi protagonisti; perché solo con le azioni concrete, gli investimenti pubblici e privati, solo con la cultura della legalità, solo attraverso la valorizzazione della scuola e della cultura possiamo spezzare i legami dei cittadini con la criminalità organizzata uno dei maggiori ostacoli da abbattere per lo sviluppo delle regioni meridionali.

Antonio Tedesco

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