“Liberi” dalle tasse il 3 giugno

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-di SANDRO ROAZZI-

Eccolo il tax freedom day, il 3 giugno secondo la Cgia di Mestre si potrà festeggiare il giorno della liberazione fiscale che prelude alla speranza di poter lavorare da quel momento in poi per le proprie tasche.Ma è da dubitare che la cosiddetta “classe ansiosa”, vale a dire quelli che erano (e in parte sono tuttora) i ceti medi abbia voglia di esultare. Anche perché i balzelli si annidano in ogni dove, nella benzina come in quei tanti beni gravati da accise, negli atti pubblici che contengono quasi sempre una venatura fiscale, fino alle famose tasse astruse come quella sull’ombra o sulla morte… Altro che 3 giugno, la strada è ancora lunga. Intanto Renzi sbotta che presto libererà l’Italia da Equitalia di cui di recente è stato anche lui… vittima. Ma non pochi connazionali probabilmente avranno reagito con un “dice bene lui che può farlo, noi che ci vorremmo liberare di tante catene burocratiche e fiscali invece no…”

Di sicuro il disorientamento delle classi medie con l’attuale fisco si aggrava andando a minare una identità già molto scossa dal timore di finire nel vortice dell’impoverimento che le spinge verso posizioni nazionaliste, talvolta razziste, con “Vandee” in attesa di qualche potere forte, o all’opposto settori che rivalutano un termine desueto come il socialismo.

In questo senso por mano ad una vera riforma fiscale avrebbe significati che vanno oltre il tentativo di ripristinare più equità e di liberare risorse per i consumi. Ma occorre molta più chiarezza di obiettivi. Come si fa a tenere insieme l’affermazione che sul fisco bisogna fare qualcosa per i ceti medi e quella che, forse, è arrivata anche per i pensionati l’ora degli 80 euro? Con quali soldi, con quale riorganizzazione fiscale più complessiva? E sul lavoro: se gli incentivi che fiancheggiano il Jobs Act calano ed al tempo stesso l’attenzione si sposta nuovamente sul cuneo fiscale, come è possibile che le imprese facciano la loro parte e l’occupazione cresca quando non si sa come andrà a finire? Ed ancora: saranno briciole per tutti o svolte nel trattamento fiscale?
Quel che resta dei partiti tace o al massimo…si schiera. Le associazioni imprenditoriali per lo più sono abituate a vedere il bicchiere mezzo pieno ma, come si è visto, tengono il piede sul freno. I sindacati non si sgolano sulla partita fiscale, pur se da tempo chiedono una vera riforma dell’Irpef. Per ora si intensificano le battute in cerca di gloria, la discussione latita. Speriamo nel contrario.

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