Italia, le generazioni da recuperare

ISTAT

-di SANDRO ROAZZI-

L’Italia va oltre la crisi e ricomincia a macinare crescita, sia pur moderata, ma non va oltre i suoi limiti, che in alcuni casi si aggravano. La fotografia dell’Italia del 2015 dell’Istat e’ ancora una volta in chiaroscuro ma segnala alcuni punti critici la cui valenza per il futuro e’ rilevante. Il nodo principale riguarda la condizione giovanile e va dal tasso di occupazione sceso di ben 11 punti nella crisi per fermarsi poco sotto il 40%, alla permanenza in casa di 6 giovani su 10 anche dopo i 30 anni, alla crescente indifferenza per la politica “sconfitta” dai social (o dalla mancanza di attrazione sul piano ideale e dei comportamenti?), al crescere delle diseguaglianze nelle quali fa da lievito la precarieta’ a tutti i livelli.

Dunque piu’ che di scontro generazionale dovremmo parlare di generazionI da recuperare , mentre si osserva con preoccupazione che i giovanissimi sono ormai meno del 25% della popolazione. Quando di pensa di rimboccarsi le maniche, forse quando il problema e’ in via di …estinzione? Ed invece non tutto sarebbe perduto se si valorizzassero segnali che provengono in modo positivo dal mondo giovanile: i migliori risultati in termini di sviluppo delle aziende li ottengono proprio i giovani imprenditori a partire dalla espansione occupazionale.
Siamo un Paese che fatica a darsi un progetto condiviso per il futuro. E’ sintomatico ad esempio che mentre in altre epoche la ripresa economica vedeva il concorso esteso di molti settori produttivi, un bene per un Paese manifatturiero come il nostro, oggi l’Istat osserva che la crescita e’ il frutto di un minor numero di comparti industriali, quasi fosse questo il segnale di una restrizione strutturale della nostra base produttiva.
E’ come se fossimo ancora ingessato nei timori di un presente che non pare in grado, ancora, di liberare energie, idee, fiducia verso il futuro.
Un mondo maturo, a partire dall’eta’, ma con poco entusiasmo. Un mondo che si destreggia ma che appare frenato. Eppure nel voluminoso e ricco scenario proposto dall’Istat si coglie una vitalita’ che ha ancora molto da dire. Il Paese, malgrado tutto, la tiene accesa, ma le classi dirigenti? C’e’ nel rapporto Istat infatti una sottolineatura che dovrebbe sconsigliare sottovalutazione. In parole povere si osserva che ancora oggi in Italia parte favorito colui che ha la fortuna di vivere in famiglie di un buon tenore di vita e con una buona cultura. Svantaggiati redtano coloro invece che provengono da famiglie disagiate o a rischio esclusione. Ben triste una societa’ che intende sopravvivere con tale frattura che puo’ segnare il destino di non pochi giovani. Qui non si risale a prima della crisi ma si rischia di tornare a quei mitici anni ’60 dove, tanto per ricordarlo, solo il 10% degli universitari proveniva da famiglie di estrazione operaia. Sarebbe davvero troppo. Insopportabile.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Italia, le generazioni da recuperare

  1. Sono contenta che si siano ricordate le differenze di opportunità che ancora ci sono nella società e che esse siano definite “insopportabili”. Sono insopportabili, dopo tanti anni dall’articolo tre e dall’art. 34 (“I capaci e i meritevoli anche se privi di mezzi hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”). Questa sfida deve partire dalla scuola, che ha tutti i mezzi legislativi per attuare l’articolo tre. La mentalità di “fare le parti uguali fra disuguali” (Don Milani Lorenzo) però resiste ancora duramente nella scuola. E non è assolutamente una questione di risorse.

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