-di VALENTINA BOMBARDIERI-
«Le parolacce in politica sembrano diffuse particolarmente in Italia, dove c’è un uso davvero frequente di insulti fra politici, una realtà che si basa su tre fenomeni: la spettacolarizzazione, la personalizzazione e la volgarizzazione della politica, che alla fine aumentano il disinteresse degli elettori.” Non è un’opinione ma è la sintesi dell’analisi dello lo psicolinguista Vito Tartamella che sulla materia ha svolto approfonditi studi. A suo parere nella classifica delle parolacce e volgarità la politica italiana è al primo posto. Perché questo è avvenuto?
Attraverso i mass media gli italiani sono informati su tutti i comportamenti dei politici, sia relativamente alla loro sfera pubblica che a quella privata.
Grazie ai social network è diventato virale il video del comizio di De Magistris. Un comizio al vetriolo. “Mi hanno strappato la toga ma non possono strapparmi l’anima. Non siamo in vendita – dice alla sua gente – Siamo noi, la Napoli ribelle, dimostriamo che è il popolo che fa la storia e non il potere costituito”. Dopo di che indica una persona tra il pubblico e con fare regale, ma anche farsesco visto che ricorda Alberto Sordi e il Marchese del Grillo, gli dice: “Tu non conti un cazzo, ma per me conti!”. Comizio terminato con un “gentile invito” a Matteo Renzi: “”Renzi, vattene a casa. Devi avere paura. Ti devi cacare sotto. Cacati sotto!”. Masaniello è sempre stato personaggio popolare nell’area napoletana e anche in un certo tipo di animo locale. De Magistris lo interpreta e lo aggiorna. Con il turpiloquio. Poi non avendo argomentazioni per giustificare il suo comportamento, cade in aperta contraddizione dicendo che questo è il gergo dei comizi e che quando si parla “col cuore e con la mente” si possono dire frasi forti. È agevole contestargli che cuore e mente sono strumenti profondamente diversi e in contrasto tra di loro: col cuore si può dire tutto, o quasi, la mente dovrebbe servire ad inibire e a evitare espressioni che poco si addicono a un ruolo istituzione come il suo.
Il Premier risponde: “Il Sindaco di Napoli mi insulta e minaccia con volgarità indegne di un uomo pubblico e a leggere alcune dichiarazioni politiche sembra proprio che a qualcuno sia scappata la frizione”.
L’obiettivo principale è di certo Matteo, non risparmiato neanche dal M5S. Alessandro di Battista afferma: “Renzi che parla di democrazia è credibile come i mafiosi che a Roma sostengono il Pd”. Grillo aggiunge all’intemerata di Di Battista, nel corso di uno spettacolo, che il premier è “un minorato morale” così offendendo un po’ tutti. Berlusconi, a sua volta, dice che con queste riforme saremo al regime, dimenticandosi che le ha votate anche lui fino al momento dell’elezione di Mattarella. Per Salvini il Colle e Palazzo Chigi hanno le mani sporche del sangue degli immigrati.
Quello che è certo è che in questo Paese si è persa l’abitudine ai comizi. Ormai non esiste più la politica della Prima Repubblica. Oggi esiste solo una politica da talk show, da salotto televisivo o forse sarebbe meglio dire da suburra televisiva. De Magistris si giustifica dicendo che «non si può estrapolare una frase da un discorso che, seppur non condivisibile, ha un suo ragionamento, una sua passione, un suo cuore». Secondo de Magistris, nei comizi, quando si parla «con il cuore» si possono usare «toni forti». Ma è veramente così? Il rispetto e l’immagine dell’uomo politico può decadere per un modo di fare eccessivo e a volte maleducato? O veramente in Italia vige la regola del “purché se ne parli”?
Moda non del tutto italiana. Anche Donald Trump fa parte della classe del non politically correct. Non sono un politico», grida orgoglioso. Tra cori da stadio e battutacce sui rivali, viene da chiedersi se questo leader non è un semplice trascinatore ma un imprenditore di successo che sa quello che vuole. Dal palco, ne ha per tutti. I rivali che accettano donazioni dalle lobby finanziarie (anche se poi ora sarebbe pronto a farsi aiutare dai maggiorenti del partito per raccogliere soldi da utilizzare nella scalata alla Casa Bianca), le aziende americane che si sono trasferite in Messico o Cina, gli immigrati clandestini (che lui a parere dei suoi rivali avrebbe abbondantemente utilizzato nelle sue aziende), l’Isis. Gergo popolare, parole forti.
Una volta, quando si parlava di politica in Italia, si parlava di ideologia. Si parlava di sinistra, di centro e di destra. E ognuno aveva i suoi valori, più o meno opinabili. Poi è arrivato Berlusconi e il suo “io vado al di là della schematizzazione dei partiti”. I pentastellati sono andati oltre abolendo la distinzione tra destra e sinistra a favore di una “marmellata politico- elettorale” in cui tutto appare indistinto e di conseguenza ampiamente strumentalizzabile.
Oggi l’etica e la politica sembrano non andare più di pari passo, cosa che avrebbe gettato nello sconforto il povero Norberto Bobbio. L’obiettivo primario della politica, come quello della guerra, diventa la «distruzione» dell’avversario, equiparato al nemico. Da questo punto di vista non può certo lamentarsi Matteo Renzi che nella sua foga da rottamatore ha praticamente “picconato”, come avrebbe detto Cossiga, tutto e tutti. Il suo populismo istituzionale gli ha fatto guadagnare consensi ma non ha certo prodotto una evoluzione positiva del costume politico. Il suo essere “dentro e contro” come dice il sociologo Marco Revelli, o, come si sarebbe detto ai tempi del PCI, “di lotta e di governo” ha finito per accentuare un clima plebiscitario continuo e in questo clima tutto finisce per essere ammesso anche la distruzione di regole non scritte di buon senso.
Questa “guerra” continuerà fino al responso delle urne, dopo si tratterà di gestire il “bottino”, cioè i “beni pubblici” che la vittoria elettorale avrà consentito di conquistare, all’una o all’altra parte. Sandro Pertini nel suo discorso del 31 dicembre 1983 sosteneva che “oggi la nuova resistenza in che cosa consiste? Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la Democrazia. E cioè, oggi ci vogliono due qualità, a mio avviso, cari amici: l’onestà e il coraggio. L’onestà… l’onestà… l’onestà! E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo, se c’è qualcuno che dà scandalo, se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!”. Forse, per una volta, sarebbe necessario un ritorno al passato.