-di SANDRO ROAZZI-
Linea dura contro le imprese che hanno cercato di fare le furbe per ricevere gli sgravi contributivi triennali con nuovi assunti. Ad annunciarla è il Ministro Poletti che invita però a non trascurare il fatto che le 60 mila imprese indiziate ed i 100 mila lavoratori assunti con gli sgravi senza averne il diritto non possono inficiare i benefici del ricorso a questa agevolazione che ha prodotto circa 400 mila posti stabili. Del resto a ridurre la portata della trasgressione arriva anche il Presidente dell’Inps che riduce a soli 100 milioni di euro il danno reale (si era parlato di 600 milioni), che andrà recuperato.
La questione dovrebbe chiudersi così. Eppure alcuni interrogativi restano in piedi: si è trattato di un falso compiuto da grandi o piccole imprese? Ed in quali realtà geografiche, nord, centro, sud? Più nell’industria o nel terziario? Boeri in verità chiarisce che le assunzioni incriminate sono valide solo che non davano diritto agli sgravi. Non si tratta allora di lavoro nero in emersione? Tutto per ora resta nel vago. Vale la pena di chiedersi però se al pugno di ferro del Governo non debba aggiungersi anche quello di una silenziosa Confindustria, assieme alle altre associazioni imprenditoriali, visto che il tentativo andato male trascinava con sé pur sempre un principio di concorrenza sleale sul piano del costo del lavoro.
A monte però i sindacati rimproverano a tutti un meccanismo che ritengono errato. Con l’implicito rimprovero a non essere stati coinvolti nelle decisioni. L’episodio si presta a qualche considerazione. In positivo la capacità dell’Inps di snidare questo tipo di piraterie, in negativo la fragilità di un sistema di incentivi che fa gola ma non solo alle imprese oneste, anche perché è caratterizzato da una provvisorietà a tempo che induce comunque a …provarci. Una scossa, intendiamoci, ci voleva, e lo dimostra il fatto che la produzione industriale nel Paese si muove a strappi. A marzo l’Istat documenta che l’indice è rimasto fermo rispetto a febbraio mentre si nota un passetto in avanti dello 0,5% rispetto ad un anno fa. Di buon auspicio semmai la accelerazione del primo trimestre 2016 rispetto all’ultimo, balbettante, del 2015. Ma sono dati in altalena che impediscono di cogliere una reale tendenza. La crescita c’è ma si muove fra le pieghe di un’economia che sopporta il peso di troppi interrogativi per riprendere slancio.