Pensioni, non servono spot

-di SANDRO ROAZZI-

 

        Evitiamo il “populismo di Governo”. A dirlo non è uno dei tanti oppositori del Governo Renzi, ma il vice Ministro dell’Economia Zanetti. L’occasione viene dall’uscita del Presidente del Consiglio sugli 80 euro ai pensionati al minimo, data come possibilità futura e quindi collocata in uno scenario ancora non definito in termini di tempi e di modalità. I beneficiari sarebbero coloro che percepiscono pensioni di tipo contributivo e non quelle sociali, ma anche in questo ambito la nebbia è di rigore. E le cifre che girano si attestano sui 2-3 miliardi.

        Se guarda alla storia più recente degli interventi a favore delle pensioni, excursus rapido vista la spada di Damocle europea sulla spesa previdenziale, dal famoso “milione” di Berlusconi, ai miglioramenti introdotti dal primo governo Prodi,  fino alla 14ma (secondo governo Prodi nel 2007) erogata a luglio a pensioni da lavoro fino ad un massimo di circa 10 mila euro lordi annui nel 2015, ci accorgiamo che mentre gli interventi strutturali hanno garantito risparmi notevoli nelle casse dell’Inps fino a far dire al Ministro Padoan che il nostro  sistema pensionistico  è considerato uno dei… migliori in Europa, quelli a sostegno delle pensioni non hanno mai seguito una logica realmente riformatrice. Non c’è mai stato un progetto sia pur graduale e diversificato di rivalutazione delle pensioni medie e basse, né una sistemazione della tassazione delle pensioni in essere simile a quello che avviene in Europa e che di conseguenza colloca i nostri pensionati nei piani alti dei “old” tartassati dal fisco.

        Ora rispuntano gli 80 euro. Ma nessuno dice che tale proposito sia collegato ad un programma di riorganizzazione della dinamica economica degli assegni pensionistici che nel frattempo dagli anni ’90 hanno perso ogni rapporto con quella salariale e hanno visto ridotto di parecchio quello con il costo vita. Certamente occorre prudenza e non servono spot a perdere rivolti a persone dai redditi modesti. Ma una svolta su tale questione sarebbe davvero necessaria.

        Un ultimo appunto: se si punta la prora  della nave del Governo  verso gli 80 euro, appare probabile  che calino le azioni di una manovra che introduca nuovamente la flessibilità da lavoro a pensione. Insomma si valuterebbe più conveniente il consenso di una platea di pensionati rispetto ai 50enni e 60enni in bilico nel lavoro. Forse il richiamo al populismo fa i conti anche con questa prospettiva.

 

 

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