Le pensioni sul tavolo

-di Sandro Roazzi-

In diverse piazze d’Italia erano insieme lavoratori anziani e giovani, questi ultimi dati come sempre più indifferenti al richiamo sindacale.

Un piccolo segnale ma che non va sottovalutato, anche perchè non è detto che valga per i lavoratori più giovani lo slogan più diffuso delle manifestazioni ovvero “41 anni per la pensione bastano”. In questo senso Cgil,Cisl e Uil pongono una questione reale: senza flessibilità dal lavoro alla pensione sarà difficile fare posto ai giovani nelle imprese. A questa considerazione però si affianca anche un interrogativo, angosciante per i conti pubblici, e che riguarda il lavoro giovanile segnato da una larga precarietà fino ad oltre i 30 anni: come si fa ad assicurare ad essi una pensione che non sia di fame?

Per affrontare questi enormi nodi non basta certo un tavolo…congiunturale. E le incomunicabilità fra Governo e parti sociali. Forse un approccio più pragmatico può aiutare, ma sempre che esista un tavolo per trattare. I leader di Cgil, Cisl e Uil dichiarano di voler insistere. Il Governo, appesantito da altre vicende, per ora non si scompone. Il dialogo con il sindacato potrebbe essere la carta da giocare se l’economia peggiora?

Intanto pare che Camusso, Furlan e Barbagallo si apprestino a gettare nella mischia un altro tema,quello della rivalutazione delle pensioni. L’ultima legge di stabilità ha prorogato il sistema introdotto dall’Esecutivo Letta, che riduce sensibilmente per le pensioni oltre tre volte il minimo l’adeguamento al costo vita, perchè il taglio è calcolato sull’intero assegno previdenziale. Prima invece il sistema prevedeva decurtazioni solo sulle eccedenze del reddito oltre il livello fissato per percepire per intero la rivalutazione. E’ possibile che i sindacati tornino a chiedere il ripristino di tale trattamento più equo dell’attuale. Terreno scivoloso per il Governo: la rivendicazione è popolare e può divenire più forte tenendo conto anche di certi precedenti, come la pronuncia della Corte Costituzionale di qualche tempo che bocciò, sia pure di strettissima misura, il blocco delle rivalutazioni. A questo punto che non sia meglio negoziare, visto che, fra l’altro, la domanda interna langue e il reddito disponibile dei pensionati conta non poco?

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