Il Cardinale Bagnasco, presidente della Cei, è evidentemente vittima di uno sdoppiamento della personalità. Dovrebbe preoccuparsi delle sue pecorelle, soprattutto quelle smarrite (l’ultima delle quali, un sacerdote, è stata spedita agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta su pedofilia e sfruttamento della prostituzione minorile), invece sembra convinto di poter esercitare le sue funzioni presidenziali anche a livello parlamentare. Prima, qualche settimana fa, aveva detto che il calendario dei lavori del Senato non andava bene perché l’Italia ha problemi più seri da risolvere come la disoccupazione. Ora ha spiegato, che per garantire piena libertà di coscienza ai parlamentari nella discussione sul disegno di legge Cirinnà bisogna fare ampio uso del voto segreto. Ma la coscienza contenendo i nostri più intimi e consolidati convincimenti, dovrebbe parlare in qualsiasi condizione, al buio o alla luce, al gelo o col solleone. Chi ritiene un provvedimento o pezzi di un provvedimento in contrasto con i propri principi morali (quindi con la propria coscienza) non dovrebbe avere bisogno di nascondersi come un ladro. Bagnasco non vuole difendere le coscienze dei senatori, ma solo guadagnare alla sua causa qualche franco tiratore. Non è la forza del coraggio che sollecita, ma la doppiezza della viltà.