TONY RENZI

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Hanno chiesto a Matteo Renzi se non si sente un Tony Blair. E il Presidente del Consiglio si è schermito.

Il giorno dopo arriva l’annuncio che l’Italia bombarderà l’Isis in Iraq. In quelle zone tra Iraq e Siria e Turchia vi è un affollamento di mezzi militari, specie aerei: vi sono truppe di peshmerga, curdi, milizie di Assad, e soprattutto combattenti Isis.

I cieli sono solcati da aerei militari americani, francesi, turchi, israeliani, sauditi (in arrivo) e soprattutto russi. Ora si aggiunge l’Italia. “Sarebbe la guerra totale”, ha commentato Guido Olimpio (Corriere della Sera 6 ottobre).

Questo spiegamento di forze non è disciplinato: una parte contro l’altra. E’ caos: i russi sono contro l’Isis ma con Assad, gli USA contro entrambi, la Turchia soprattutto contro i curdi. E gli italiani? Ho paura che vedremo bare di nostri giovani provenire da quelle zone, come fu dall’Iraq e dall’Afghanistan (dove gli americani non vengono a capo dei talebani e rischiano la stessa ingloriosa ritirata dei russi).

E io torno sull’argomento: il nostro problema principale non è il petrolio del Medio Oriente. Il nostro problema sono gli extracomunitari che crescono di numero e di morti. E’ un problema nostro nel quale l’Europa entra e esce a seconda degli umori della Merkel.

Da mesi insisto perché i barconi dei profughi siano distrutti una volta vuotati, e gli scafisti arrestati. L’Isis non nasconde che mira a Roma, alla capitale della cattolicità. Ho letto sul Corriere della Sera che 770 barche sono state affondate: finalmente! Ma bisogna distruggerle tutte, anche quelle all’ancora sulle spiagge libiche. Sarà necessario un intervento militare? Si faccia: perché non si capisce proprio che mezzi italiani intervengano in zone lontane dove non abbiamo interessi e non in Libia “bel suol d’amore”. E se c’è qualche Tornado che è parcheggiato nell’hangar sia usato per rimpatriare i fuggiasche da zone a pericolo limitato (ad esempio l’Etiopia).

Non escluderei una intesa con la Tunisia per portare a termine l’operazione: è a ridosso delle coste libiche da cui partono molti barconi e fin ora segue una linea moderata, oggetto essa stessa di terribili attentati dell’Isis

 

 

 

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