Oggi, 3 aprile, sui quotidiani due notizie importanti. Una buona, l’accordo sul nucleare con l’Iran; l’altra cattiva, la strage di cristiani in Kenia.
La prima introduce un importante elemento distensivo nel Medio Oriente perché tranquillizza Israele, tentata da un attacco nucleare all’Iran a misura che quel paese si avvicinava alla produzione della bomba atomica.
La seconda rende sempre più forte la minaccia jihadista sull’Occidente cristiano: l’Italia è quella più esposta sia perché sede del papato sia perché la più vicina alle coste della Libia, sempre più in mano ai militanti dell’Isis.
L’accordo sul nucleare porterà l’Iran ad un atteggiamento di moderazione nelle aree sciite della jihad? Ce lo auguriamo, anche se siamo scettici. La forza della barbarie islamista è tutta di carattere religioso: quali che siano le sigle delle varie fazioni, esse hanno in comune l’odio per l’Occidente cristiano; sono più numerosi e pretendono di far valere il numero; nella loro fede c’è la convinzione fanatica che la morte per Allah e contro gli infedeli farà guadagnare il paradiso, sede di beatitudine in compagnia delle Uri dagli occhi di gazzella (forse per questo molti giovani occidentali sono attratti dalla jihad e abbandonano l’Occidente cinico e corrotto).
Il pericolo incombe sull’Europa e soprattutto sull’Italia meta di barconi e obbiettivo a portata dei missili stivati da Gheddafi. E il decisionista Renzi che fa? Niente. Le “iniziative” di Gentiloni non hanno portato a nulla, i barconi approdano a Lampedusa con carichi non di sola povera gente e l’Isis consolida il suo potere sulle coste di fronte a noi.