EUROMAJDAN: L’UCRAINA NON È LA JUGOSLAVIA(Prima Parte)

20140226_russia_carri_armati-GIUSEPPE PERRI-

La scelta fatta nel novembre 2013 dall’allora presidente ucraino Janukovyč di non firmare l’accordo di associazione (commerciale) negoziato con l’Unione Europea e di accettare di aderire all’Unione Euro-Asiatica aveva scatenato nella capitale Kiev (Kyïv in ucraino) un’ondata di manifestazioni, animate soprattutto dai giovani favorevoli all’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea, i quali si sentivano traditi da una élite che aveva sempre parlato di “futuro europeo” per l’Ucraina fin dalla proclamazione dell’indipendenza nel 1991; quei giovani sentivano come inaccettabile la loro condizione di esclusione dalla vita europea, dal momento che gli oligarchi ucraini, soprattutto i loro figli, vivono già come dei cittadini europei, avendo libero accesso a residenze, scuole prestigiose, luoghi di vacanza, mentre per i giovani ucraini non privilegiati si stava spalancando la prospettiva di essere nuovamente risucchiati in una realtà russocentrica, assai simile a quella del passato sovietico.

Dobbiamo anche considerare che Janoukovyč aveva ottenuto dopo la sua elezione (contestata) nel 2010 un forte incremento delle sue prerogative, attraverso una riforma costituzionale, mentre la leader dell’opposizione ed ex candidata presidenziale, Julija Tymošenko, era finita in prigione. Tali circostanze portano a considerare semi-dittatoriale il potere di Janukovyč nel 2013, mentre una parte degli opinion-makers occidentali ha continuato a sottolineare che questo presidente sarebbe stato “democraticamente” eletto. Va ricordato che la democrazia non è un’ordalia moderna e richiede di essere democratici anche, e soprattutto, dal giorno successivo a quello delle elezioni. Janukovyč, un uomo scelto personalmente da Putin (Condoleezza Rice ha rivelato di averlo conosciuto nella dacia di Putin nel 2003, presentatole come “il nostro uomo in Ucraina”), non aveva d’altra parte le qualità intellettuali e morali per guidare il Paese (era stato anche in galera da giovane, condannato per furto) e aveva impiantato il regime più corrotto d’Europa, valutato nel 2013 al 144° posto su 177 Paesi in tutto il mondo, secondo Transparency International. Ciò nonostante, gli intellettuali e gli attivisti occidentali di sinistra sono stati spesso ricettivi alle calunnie di “neo-nazismo” diffuse dalla propaganda del Cremlino (che per contro è uno dei finanziatori principali di partiti aggressivi antisemiti e di estrema destra, in Bulgaria e in Ungheria, ad esempio) verso i manifestanti di EuroMajdan.

Non esiste oggi alcuna regione dell’Ucraina in cui gli ucraini non siano la maggioranza della popolazione, tranne la Crimea (i russi sono il 17% del totale degli abitanti dell’Ucraina, ancor meno senza la Crimea). E tutte le regioni hanno votato nel 1991 maggioritariamente per l’indipendenza dell’Ucraina (il 54% in Crimea), con percentuali sempre superiori alla quota di popolazione ucraina residente: quindi con il voto favorevole di molti russi. A causa del primato a tutto campo della lingua russa, che può godere della supremazia derivante dal passato imperiale e sovietico, la scelta del nuovo Stato indipendente di rendere l’ucraino unica lingua ufficiale rappresentava pertanto un tipico caso di “discriminazione positiva”, vale a dire di misura a medio termine che viene utilizzata per ripristinare un equilibrio sociale o politico. Tutti i sondaggi effettuati negli ultimi venti anni dimostrano, infatti, che la percentuale di russofoni che si sentivano discriminati linguisticamente era davvero minima (7-8%) e inferiore agli ucraini discriminati.
D’altra parte, un tentativo secessionista del 1993 in Crimea era fallito. Tutto ciò dimostra ampiamente la natura artificiale o, almeno, indotta del secessionismo odierno della Crimea. L’illegittimità del “referendum” annessionista è stata poi riconosciuta dalle Nazioni Unite (solo 11 su 193 paesi hanno votato contro la risoluzione di condanna del referendum), mentre l’introduzione della legislazione russa non prevede un regime di tutela della lingua ucraina e l’esistenza di scuole ucraine, il che ha già causato la chiusura dei licei ucraini e ha portato al divieto dell’uso dell’ucraino e della lingua tatara nel Parlamento di Crimea….-continua….(Seconda Parte 25 febbraio 2015)-

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

2 thoughts on “EUROMAJDAN: L’UCRAINA NON È LA JUGOSLAVIA(Prima Parte)

  1. E’ un ottimo articolo scritto da una persona che conosce sia la storia passata e recente sia la realtà, a differenza di molti che in Italia scrivono sulle vicende ucraine senza avere la minima idea di che si tratta!

Rispondi