-DI GIUSEPPE TAMBURRANO-
“Noi non ci faremo processare” proclamò Aldo Moro. Si parva licet componere magnis una frase del genere ci saremmo aspettati da Enrico Letta, allievo di Moro. E invece egli ha subìto un processo dal suo partito (del segretario del suo partito) senza battere ciglio, anzi senza presentarsi e difendersi.
Così Letta esce di scena ed entra il matador Renzi che (dice che) resterà al governo e farà grandi cose, senza precisare con un minimo di determinazione che cosa farà o vorrà fare.
Mai vista una crisi di governo che si consuma in una assemblea privata qual è l’organo del PD. Gli esperti dicono che ci sono dei precedenti: vorrei capire bene quali sono!
Ma tutto è extra ordinem in questa crisi. Perché Letta non è andato all’assemblea a far valere le sue ragioni, i suoi successi, le sue difficoltà?
Dopo essersi dimesso nelle mani del capo dello Stato – che avrebbe potuto far sentire la sua voce circa la “irritualità” (a dir poco) della procedura – Letta dirà le sue ragioni di fronte al Parlamento e incasserà il “no” che privatamente gli ha già dato il suo partito.
Comincia l’era Renzi, questo politico che parla tanto (come la seppia che emette il “nero” per non farsi individuare?).
Di preciso ha detto una sola cosa che a toccato il cuore dei suoi: con me starete in Parlamento quattro anni, e non solo uno. Lo vedremo all’opera, anzi lo sentiremo all’audio. Ma se il suo discorso è stato di investitura, come è possibile che non ci ha detto che cosa vuol fare per questa povera – povera nel senso letterale – Italia! Ha fatto un cenno ai senatori che si suicideranno politicamente – li voglio vedere! – ma non ai disoccupati che si suicidano realmente.
Il nuovo corso comincia in una scintillante nebbia fraseologica. Le cose mai viste sono: un presidente del consiglio che si dimette senza che nessuno che ha i titoli per farlo gli tolga la fiducia e che cade un governo e ne nasce uno nuovo uguale al primo (con piccole variazioni) e che non sappiamo perché e a quale fine.
Un documento scaturito dalla Direzione doveva essere politico e, quindi, contenere scelte politiche per programmi da portare avanti per il bene del paese. Si lascia tutto nel vago ossia si delega tutto al nuovo Presidente del Consiglio , che continua a vestire i panni del salvatore della patria, senza fare capire che cosa vuole fare.Credetemi, mi sento defraudato del mio essere cittadino/elettore, che ha sempre creduto in certi valori della nostra carta Costituzionale.
Carissimo Tamburrano,
Il Tuo eloquio e la Tua diagnosi politica , rivelano tanta lucidità e saggezza. Mi complimento per il Tuo efficace intervento . Con i miei fervidi Auguri di ogni Bene
Prof Alberto Franci
Università di Urbino