Le radici dell’Europa

Pellicani

-di LUCIANO PELLICANI-

“La Chiesa d’Inghilterra è soltanto a una generazione dall’estinzione”. Questa la drammatica prognosi formulata dall’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, durante l’ultimo sinodo dei vescovi anglicani. Lo stesso Lord Carey ha denunziato l’incapacità dei sacerdoti di arrestare il massiccio allontanamento dei fedeli dalla pratica religiosa.

In realtà, il fenomeno è imputabile solo in minima parte alle responsabilità del clero. E’ in atto – e non da ieri – un esodo dalla religione di tali proporzioni che si può senz’altro affermare che ormai l’Europa occidentale ha cessato di essere cristiana. Ci troviamo – così si è espresso Enzo Bianchi – di fronte a “un novum molto appariscente : la sopravvenuta condizione di minoranza da parte dei cristiani, minoranza numerica di fronte a una gran massa di indifferenti e di agnostici rispetto alla fede”. Ancora più sconsolato il referto sullo stato di salute del cristianesimo formulato dall’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois : “ A causa dl forte declino della catechesi, la maggior parte degli adulti non sono in grado di prendere posizione riguardo alla fede cristiana perché ne ignorano tutto. I suoi simboli e le sue formule-chiave appaiono loro estranei o, addirittura, esotici “.

Pochi dati sono più che sufficienti per evidenziare l’impressionante declino della pratica religiosa nell’Europa occidentale. Negli ultimi decenni si è verificata quella che è stata chiamata la “grande emorragia”: il numero dei consacrati è vistosamente calato e il clero superstite tende ad essere composto da uomini sempre più anziani. La carenza di sacerdoti e la drastica contrazione del numero dei fedeli hanno portato alla chiusura di innumerevoli parrocchie. Secondo un sondaggio fatto agli inizi di questo secolo, solo il 15% degli Svedesi si è definito credente. Da un altro sondaggio, realizzato in Francia, è risultato che due giovani su tre ritengono il cattolicesimo incompatibile con la civiltà moderna. L’onda lunga della secolarizzazione non ha risparmiato neanche il nostro Paese. L’Azione Cattolica ha perso un milione di soci e i superstiti 300 mila sono in prevalenza ragazzini o bambini iscritti dai genitori.

Insomma, tutti i macro-parametri indicano che la miscredenza ha assunto enormi proporzioni. Il che smentisce i sociologi che – come Rodney Stark e Peter Berger – hanno messo in discussione il nesso modernizzazione-secolarizzazione. E conferma quanto , già negli anni Trenta , scriveva René Guénon : “ Coloro stessi che credono essere sinceramente cristiani non hanno, per lo più, della religione che un’idea assai indebolita : essa non ha nessuna influenza effettiva sul loro pensiero e sul loro modo di agire ; è come separata da tutto il resto della loro esistenza. Praticamente, credenti e non credenti si comportano pressappoco nella stessa maniera; per molti cattolici l’affermazione del soprannaturale ha un valore soltanto teorico, ed essi sarebbero assai imbarazzati se dovessero constatare un fatto miracoloso. Siamo in presenza di quello che si potrebbe chiamare un materialismo pratico, un materialismo di fatto”.

Stando così le cose, non può destare sorpresa alcuna la recente dichiarazione di Jacques Le Goff: “E’ necessario negare nettamente che le radici dell’Europa sono cristiane. L’Europa attuale non può non essere un’Europa laica”.

E’ particolarmente significativo che alla stessa conclusione è giunto don Antonio Greco, che così si è espresso in un articolo pubblicato sul quotidiano cattolico “L’Avvenire”: “Le radici cristiane dell’Europa sono una sciocchezza, semplicemente non esistono. Se per radici si intende ciò che sta a fondamento dell’albero e senza il quale l’albero cadrebbe, allora le radici dell’Europa sono e non possono che essere il razionalismo filosofico-scientifico greco e pratico giuridico romano”.

Luciano Pellicani

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