Paese e Parlamento

Paese e parlamentoOgni volta che torno alla Camera provo un senso di malinconia se non di depressione. Il livello dei parlamentari scende sempre più, di legislatura in legislatura. Già nel ’94 un commesso che conoscevo bene dagli anni in cui ero giornalista politico e quindi parlamentare (fra il 1974 e il 1987) e che mi accompagnava in Senato fino alla tribuna dei parlamentari si sfogò con me: “Adesso c’è gente sgarbata, che urla nei corridoi, parla ostentamente in dialetto, ci chiede cose assurde e le vuole subito”. Erano ovviamente parlamentari leghisti. Fra i quali tuttavia trovai anche persone con le quali si poteva utilmente collaborare, come il presidente della mia commissione a Montecitorio (Ambiente, territorio, infrastrutture), Francesco Formenti. Poi la qualità dei leghisti si è fatta più scadente, fra gli esponenti di Forza Italia, scomparsi gli intellettuali come Colletti, Melograni, Vertone, ecc. sono prevalsi rampanti e falchi ambosessi con scarso senso delle istituzioni. Con l’ultima infornata di “cittadini” selezionati dalla rete ci si trova davanti a persone che non sanno né vogliono sapere nulla del Parlamento, che considerano una fogna (la gentile Lombardi ex capogruppo a Montecitorio, nientemeno), con un tasso culturale spesso preoccupante. Del resto, le vendite in edicola di quotidiani sono tornate ai livelli del 1938, con una popolazione aumentata però di circa 13 milioni di unità. E’ vero che molti – i giovani soprattutto – leggono (ma non so né quanto né come) i giornali nella versione online. Ma è la televisione, sono i tg che, specie per la fascia d’età più alta, costituiscono la fonte primaria o esclusiva di informazione. Purtroppo. Nel consumo di libri e riviste siamo ancora più bassi rispetto a quello di quotidiani: gli ultimi dati del Centro per il libro e la lettura sono ancora più sconfortanti. Mi è occorso, in gioventù, di essere amministratore di biblioteche comunali e di aver constatato in quella veste come gli abbonati al servizio di prestito librario fosse non moltissimi e però autentici divoratori di libri su libri.  Disgraziatamente le biblioteche pubbliche in generale hanno subito tagli vistosi nei fondi per cui hanno potuto spendere nell’acquisto di libri nuovi 30 milioni di euro (che diventano 60 con le universitarie), cioè 0,5 euro per abitante, una inezia. Inoltre la media delle aperture settimanali si ferma a 22 ore, mentre il catalogo web ce l’ha un quinto delle biblioteche pubbliche esistenti. Si parla spesso di Capalbio in Maremma come una “piccola Atene” dove hanno una seconda casa numerosi intellettuali. Ebbene, sapete che Capalbio è uno dei pochissimi Comuni italiani che, avendo una biblioteca comunale, l’ha chiusa e cancellata? Però sul sito del Comune la trovate ancora…

Con queste e con altre cifre sull’acculturazione degli italiani e delle italiane (nel Sud le biblioteche regionali e comunali si rarefanno) perché mai dovrebbe essere elevato lo standard medio dei nostri parlamentari?

Vittorio Emiliani

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “Paese e Parlamento

  1. Sul pezzo pubblicato il 12 luglio, Vittorio Emiliani ricorda con malinconia il Parlamento di qualche decennio fa e sottolinea con tristezza il decadimento attuale stigmatizzando il linguaggio triviale ormai usuale nei dibattiti parlamentari.
    Vorrei aggiungere qualcosa ai ricordi e alle considerazioni di Emiliani.
    Ho lavorato in Senato in anni in cui gli scontri tra le diverse parti politiche erano veramente roventi perché ispirati da forti scelte ideologiche. L’inizio del centro-sinistra, per esempio, fu contrassegnato da battaglie parlamentari epiche. Non mancarono certamente insulti, ma anche gli insulti denotavano cultura e cavalleria. Due esempi: il senatore democristiano Messeri – che, ricordo per inciso, si dimise dal governo per disaccordi sulla politica verso la Cina di Mao – fece scandalo per aver usato il raffinato e letterario insulto “sicofanti” in una interrogazione rivolta al ministro della difesa Tremelloni. Il senatore socialista Paolo Vittorelli che per essere stato accusato di essere un “voltagabbana” chiese ed ottenne dalla presidenza del Senato la costituzione di un giurì d’onore. Commento non vi appulcro!

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