Se si fosse votato l’anno scorso, dopo la crisi del governo Berlusconi, oggi non saremmo in questo frangente. Invece si è “inventato” Monti e oltre ad essere, grazie alla “sagacia tecnica” del fresco senatore a vita, in una gravissima recessione economica e in un profondo disagio sociale, siamo in una congiuntura politica ben peggiore: la legge elettorale è sempre la stessa, il Movimento cinque stelle è cresciuto in modo esponenziale, la governabilità un rebus apparentemente insolubile.
Ma cosa fatta capo ha. Come se ne esce? Ogni strada sembra impercorribile: Napolitano non può sciogliere le Camere per rinnovare le elezioni (avremmo un risultato migliore?); il PD ha la maggioranza alla Camera ottenuta con meno del 26 per cento! (la coalizione non arriva al 30), ma non l’ha al Senato nemmeno col voto di Monti, il Movimento cinque stelle ha potere di veto e rifiuta di dare la fiducia a chicchessia. E la situazione sociale ed economica si è aggravata.
Ma davvero la situazione politica è bloccata e Grillo ha potere di veto? No! Vi è una formula parlamentare escogitata in passata dalla fervida mente di Moro (il quale per altro ha negato di esserne l’autore). Siamo agli inizi degli anni ’60 dopo la sanguinosa avventura del governo Tambroni. La DC non è pronta a fare un governo con i socialisti. Ma le formule centriste erano ormai esaurite e il coinvolgimento degli ex fascisti era pericoloso, come aveva dimostrato l’esperienza Tambroni. Giocoforza era coinvolgere il PSI senza….dirlo: e così si inventò la formula (in sé contraddittoria) delle “convergenze parallele” per cui i socialisti assicuravano il sostegno al governo Fanfani ma restavano paralleli alla DC (le parallele si toccano, come si sa, all’infinito!): la situazione politica usciva dall’impasse (ed evolveva lentamente verso la svolta di centro-sinistra).
Forse quella formula può far uscire oggi la situazione politica dal vicolo cieco. Un governo diretto dal PD ottiene al Senato quando ve ne è la necessità il voto del PDL o di parte di esso senza che si stringano patti di collaborazione ma “caso per caso” (secondo la formula parlamentare). A dirigere questo governo D’Alema, che ha già adombrato la formula, o Renzi che è il meno sgradito a quella parte, cioè il PDL.
E’ questo un “inciucio”? E’ il “governissimo”? Io non mi impiccherei alle formule. Osservo che vi sono precedenti nella nostra storia parlamentare. Ed osservo anche che Berlusconi privo di qualsiasi titolo e dovendo trascorrere molto del suo tempo nelle aule di giustizia non sarà di nocumento a questa “convergenza parallela”. E per concludere: il governo Monti non è vissuto con questo appoggio bilaterale, con i voti paralleli dei fieri nemici?
Giuseppe Tamburrano
Sarebbe sorprendente se il M5S o il PDL appoggiassero un governo Bersani dopo aver chiesto un mandato per renderlo impossibile agli elettori. Ma se Bersani (magari con l’aggiunta a questo punto inutile di Berlusconi) ritengono una priorità assoluta dare un governo al paese, qualunque esso sia, non hanno che da appoggiare esternamente un governo Grillo. Sarebbe così peggio che aver appoggiato per un anno un governo, o meglio la curatela fallimentare, Monti insieme con il PDL?