Ci si aspettava una scossa ma non di queste dimensioni: ingannati anche da sondaggi che elezione dopo elezione si rivelano sempre più inaffidabili ( e di oggi la notizia che Piepoli ha dichiarato che non ne farà più per le prossime tornate elettorali) pensavamo che in qualche modo il sistema avrebbe retto. Ci si aspettava una forte astensione, anche se il 25%, al quale va sommato il 3,6 % di schede bianche e nulle, e’ il dato più alto nella storia delle elezioni politiche. E probabilmente senza la presenza e l’enorme successo del Movimento 5 Stelle (dal nulla il primo partito italiano) il tasso di astensione e disaffezione sarebbe stato notevolmente maggiore. Già così, volendo arbitrariamente aggiungere il 25,5% ottenuto dai grillini, a chi non è andato a votare, ha annullato la scheda o l’ha lasciata in bianco, siamo al 54% di cittadini che si sono espressi contro il sistema politico vigente.
Del tutto conseguente e’il crollo dei partiti, rispetto al 2008: il PDL ha perso 6.500.000 voti (e ringrazia Berlusconi che in due mesi di forsennata campagna elettorale gliene ha fatto riguadagnare un paio), il PD che sembrava sulla via del trionfo dopo il bagno di folla delle primarie (forse troppo d’apparato viene da dire oggi) ha perso 3.400.000 suffragi, l’Udc quasi 2 milioni, la Lega un milione e seicentomila, per non parlare di chi è scomparso dal panorama ( Fini e Di Pietro).
E ora? Bersani, sembra chiudere ad ogni ipotesi, ulteriormente suicida a mio parere, di governissimo con il PDL (ma senza Monti che Berlusconi non vuol vedere nemmeno dipinto) ed apre a Grillo ed alle sue istanze, chiedendogli la fiducia, visto che al Senato i numeri non ci sono (mentre alla Camera una vergognosa legge elettorale permette a chi ha preso il 29,5 %, – cioe appena lo 0,4% in più del secondo classificato- di avere 224 seggi in più!!!). Ma Grillo dice che Bersani e il PD sono già morti, che di fiducia non se ne parla e al massimo si può ripercorrere l’esperienza siciliana, di votare quei provvedimenti che il M5S, ritiene utili e coerenti con il proprio programma. E fra l’altro sarebbe impercorribile anche la strada dell’uscita dall’aula di Palazzo Madama dei grillini al momento della fiducia: la somma di PDL e montiani sarebbe superiore a quella del PD, per cui dall’aula dovrebbe uscire anche qualcun’altro, mettendo a rischio il numero legale.
E dunque? A Bersani non resta che proporre un programma di breve termine, che preveda il taglio dei costi e dei “posti” della politica, alcuni provvedimenti di emergenza sociale (esodati, cassaintegrati, ecc.) ai quali e’ assicurato il voto dei grillini.
Inoltre bisogna por mano ad una nuova legge elettorale con il voto di settori non grillini al Senato, qualora il M5S non ci stia.
Alfonso Isinelli
A me poco cale della sorte di Bersani, ma non ha torto Grillo a dire che se è ossessionato dalla sua responsabilità per la governabilità non ha che da appoggiare esternamente un monocolore M5S, con o senza la partecipazione di un PDL alla riscoperta del “populismo”. In fondo, non ha fatto la stessa cosa per un anno con il governo Monti e con i suoi provvedimenti impopolari ed antipopolari? E parlando di democrazia sostanziale non si può certo dire che Monti godesse o goda di un consenso superiore…