Il recente risultato per l’elezione dell’Assemblea Regionale Siciliana presenta due punti di interesse: il forte astensionismo e l’affermazione del Movimento 5 Stelle. Quest’ultimo ricorda molto da vicino il Fronte dell’Uomo Qualunque, costituito dal commediografo e giornalista Guglielmo Giannini nel 1946. Infatti, oggi come allora, il Movimento 5 Stelle, ma anche il Partito dell’Italia dei Valori, e prima ancora la Lega ed il PDL, nascono come critica del sistema partitico e si proclamano rappresentanti dell’italiano medio, con la pretesa di dare voce all’uomo della strada. Essi assumono fondamentalmente posizioni demagogiche. Al rifiuto del sistema politico, accompagnano la mancanza di un progetto sistemico e la fumosità di proposte reali per la soluzione della crisi.
Anche il motto della testata di Giannini “Abbasso tutti!” sembra essere ritornato di moda. Questi raggruppamenti politici tendono a intrugliare tutti i Partiti in un solo calderone per farne il bersaglio di un disprezzo e di una ostilità sconfinata. Questo atteggiamento polemico non risparmia le stesse istituzioni democratiche, come dimostrano, ad esempio le recenti prese di posizione nei confronti del Presidente della Repubblica. Poi però con il tempo si scopre che diventano parte integrante del sistema, spesso rappresentandone solo il lato peggiore.
Anche nella forma, durante i comizi, le dichiarazioni televisive e gli articoli sui vari blog, si assiste in alcuni casi ad un ritorno di quella che era una caratteristica peculiare dello stile di Giannini e del suo settimanale, ossia al vezzo di storpiare i nomi degli avversari politici, per denigrarne l’autorevolezza. Cose già viste, insomma.
Il rischio ai nostri giorni, però, è molto più elevato che nel passato. Se infatti sul finire degli anni Quaranta il Partito dell’Uomo Qualunque fu riassorbito dal sistema politico istituzionale, oggi l’insistenza della propaganda sui temi populistici, rischia di rompere il giocattolo della democrazia, con oscure e nefaste conseguenze per il futuro del nostro Paese.
Il contesto storico in cui agiva Giannini era assai diverso rispetto alla situazione attuale. Erano ancora vivi nella memoria collettiva le sofferenze e i lutti del fascismo e la tragedia dell’intervento bellico e della guerra civile. Oggi i movimenti populisti si rivolgono ad una platea di elettori che ignora in gran parte il dramma del fascismo: la mancanza di libertà e la povertà in cui le avventure coloniali e belliche ridussero l’Italia. Al massimo, forse, hanno letto qualche libro, qualche articolo di giornale, o hanno visto qualche documentario in televisione. Sfugge così ai più la realtà del patimento a cui sono assoggettati i cittadini in una società priva di libertà.
Ma c’è un altro punto importante su cui riflettere. Nel dopoguerra la società era povera economicamente, ma il contesto umano era ricco di valori ideali e proteso verso un avvenire migliore, sicuro di avanzare sulla via della ricostruzione e della crescita. Oggi, per la prima volta dal secondo dopoguerra, viviamo una crisi economica e morale che riduce stabilmente le aspettative di benessere per il futuro. Ai giovani viene prospettato un domani rischioso e privo di grandi possibilità. I figli rischiano per la prima volta di vivere peggio dei padri.
Le proposte, poi, irresponsabilmente avanzate da più parti di ripudiare in un sol colpo l’Euro, la costruzione dell’Europa unita e il ripianamento del debito pubblico del nostro Paese rischiano di avere conseguenze disastrose, facendo crollare la casa comune, ora soltanto lesionata. I nostri risparmi andrebbero in fumo, la nuova lira varrebbe ben poco sui mercati internazionali ed il costo delle importazioni, si pensi ad esempio a quello delle risorse energetiche, diventerebbe elevatissimo. Inoltre, essendo la nostra un’economia di trasformazione, assisteremmo ad un immediato crollo di competitività, con conseguenti ripercussioni sul sistema industriale. In seguito alla riduzione del prodotto interno, anche i servizi pubblici e la pubblica amministrazione sarebbero fortemente ridimensionati. Ciò porterebbe alla perdita di numerosi posti di lavoro, tanto nel privato quanto nel pubblico. Probabilmente il rimedio a tutto ciò consisterebbe nel produrre sempre più carta moneta ricorrendo alla svalutazione competitiva. L’inflazione a questo punto eroderebbe completamente il potere d’acquisto dei lavoratori, facendoli ricadere nella miseria e nell’indigenza.
Insomma, la scelta populista ci porterebbe verso il caos economico e l’ingovernabilità politica. Terreno fertile per ogni avventurismo e dal quale rischiano di riemergere i fantasmi del passato. D’accordo, sono solo ipotesi. Ma possiamo davvero escludere che ciò si verifichi? Purtroppo no. Nel centro-destra si moltiplicano gli inviti ad allinearsi alla pancia degli elettori. Forse promettendo ancora un milione di nuovi posti di lavoro ed ignorando che le politiche degli ultimi anni ci hanno portato alla crisi attuale? Nulla è da escludere. Basta promettere di chiudere un occhio nei confronti della evasione fiscale o allentare la pressione contributiva e il gioco è fatto.
Ma ora non è più possibile scherzare; se sbagliamo finiamo nel baratro. Occorre dunque che ognuno si convinca che nei tempi difficili in cui viviamo, non è possibile prescindere dalla necessità di eleggere una classe politica capace di affrontare e risolvere i problemi. Una classe politica stimata in Europa e nel mondo. Occorre mobilitarsi per evitare che l’astensionismo ed il populismo abbiano la meglio, occorre far sentire la voce della ragione. Per troppo tempo, chi ci ha rappresentato ha incarnato l’italiano medio, simpatico e ridanciano, ma sbeffeggiato e privo di credibilità all’estero. Non serve un altro Arci-Italiano, non serve un altro Uomo Qualunque, occorrono invece italiani seri e competenti.
Alfonso Siano
per Alfonso Siano – daccordo ha spiegato con loggica e precisione cosa succede se usciamo dall’euro – daccordissimo – ma vorrei spigato da lei alcune cose :
– come fare per eliminare il macigno del ” DEBITO PUBBLICO ” .
– ho visto nei vari blog che questo debito sta raggiungendo la soglia dei 2000 miliardi di euro e nonostante tutti gli sforzi continua ad aumentare praticamente tutte le tasse che paghiamo finiranno per pagare gli interessi sul DEBITO PUBBLICO .
– si capisce perfettamente che se non si trova una soluzione immediata qualsiasi governo che viene non può proprio fare niente per risolvere le sorte degli Italiani-
– ho letto anche l’ipotesi che ha fatto capolino in inghilterra .
– io da semplice cittadino le chiedo se è possibile per legge non pagare più gli interessi sul debito pubbluico e con questi soldi risparmiati restituire nel tempo il capitale . – inoltre una simile ipotesi quale impatto avrebbe su noi semplici cittadin – infine se non è possibile vorrei sapere il perchè .
P.S. ma la famosa patrimoniale per eliminare il debito pubblico è una chimera – non è fattibile e perchè .
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