Europa: riscoperta del principio di uguaglianza

Nel nostro tempo la crisi del modello sociale liberale sembra ormai inarrestabile. Il pensiero dei grandi teorici del neoliberismo, come Hayek e Nozick, che avevano preso posizione non solo contro il socialismo ma anche contro il keynesismo e lo Stato sociale, sembra passato di moda. L’idea che l’ordine economico è un meccanismo autonomo e spontaneo che produce ordine sociale e non oppressione sembra tramontato. Ma soprattutto è in crisi anche la teoria di Rawls che ha proposto una correzione del liberalismo classico in direzione di una società giusta che abbia come fine il benessere di tutti i suoi membri. Oggi assistiamo al fallimento di un certo tipo di capitalismo che in qualche modo aveva provato a comporre i conflitti tra le classi sociali, a dare un ruolo rilevante ai sindacati e alle forze popolari, ricercando una via mediana tra Stato e mercato. Questa struttura oggi è crollata, abbattuta negli ultimi anni dalla crisi di un modello di società fondata sulla legge del più forte e sulla violenza sociale.

Di fronte all’aggressività di questo nuovo capitalismo il socialismo non è stato in grado di reagire, arrendendosi all’idea che non si poteva fare diversamente, che questa era la dura necessità storica. Le leggi del mercato, la globalizzazione sono processi inarrestabili. La sinistra ha quindi accettato il sistema liberale basato fondamentalmente sulla disuguaglianza. La disuguaglianza intesa non solo come disparità di mezzi economici tra i suoi membri ma soprattutto come valore. La legge del più forte è diventata la morale corrente, alla base dei rapporti sociali di oggi. Ad un certo punto è apparso normale che la società dovesse funzionare a questo modo. Fino a quando è risultato evidente che la sinistra aveva perso il contatto con le classi popolari, come dimostra l’avanzata dell’estrema destra populista nei Paesi europei. Ma è stata la crisi economica del 2008 a denunciare i limiti del capitalismo che ha portato i popoli al disastro. Un sistema ingiusto, instabile che ha prodotto pochi ricchi e molti disoccupati, avendo come obiettivo l’acquisizione e la concentrazione della ricchezza. Oggi tutti sono convinti, anche i liberali, che il sistema non funziona più. Gli Stati sono vieppiù costretti a indebitarsi ad alto prezzo sia a breve che a lungo termine per salvare l’economia dalla catastrofe.

Ma ora qualcuno ripropone la vecchia tesi dell’equivalenza tra la crisi del neoliberismo e la crisi della socialdemocrazia. L’esaurimento del modello socialdemocratico emergerebbe contemporaneamente alla constatazione del fallimento dello schema capitalistico e della sua incapacità ad assicurare l’ordine e a dare risposte ai problemi sociali ed economici del presente. Tale posizione sottintende la convinzione che capitalismo e socialismo siano le facce della stessa medaglia.

Questa tesi è chiaramente una forzatura polemica e una lettura miope della realtà. Nel contesto nel quale viviamo l’ideologia socialista appare non solo essenziale per assicurare ordine e speranza nel futuro ma anche fondamentale per la democrazia. L’uguaglianza è un fattore genetico originario del socialismo e valore imprescindibile di ogni democrazia. Purtroppo negli ultimi anni la sinistra ha rinunciato al suo obiettivo fondante. Ha rinunciato all’ideale dell’uguaglianza, quanto meno in partenza. Ha rinunciato alla lotta per realizzare uno Stato che mediasse il conflitto tra i potenti e gli umili in modo da assicurare a tutti stabilità e pace sociale. Compito del socialismo, oggi più che mai, è quello di abbattere i privilegi della casta e proporsi in prima linea nella lotta per la giustizia sociale allo scopo di accorciare la distanza sempre maggiore che separa i ricchi e i poveri. Non può essere tollerabile la scandalosa disparità dei mezzi economici a disposizione dei cittadini. E’ necessario tenere sotto controllo il sistema finanziario, contrastando l’idea che è indispensabile liberalizzare gli scambi ed eliminare ogni regola.

La via non può essere che quella di perseguire un modello sociale in cui ci sia più comunità tra le persone, meno differenza negli stili di vita tra chi rappresenta il potere e chi è governato dal potere. Tutti devono sentirsi più vicini, più uguali, più somiglianti, più membri di una comunità, pur nel rispetto delle competenze e dei meriti di ciascuno.

Il liberalismo ha condotto al disordine. Ma il disordine è la legge del più forte. Bisogna riscoprire il vantaggio di una società equilibrata, rimettere ordine , stabilire nuove regole.

In questo contesto di idee anche il discorso sull’Europa diventa più concreto e gli obiettivi di collaborazione e di unità tra le Nazioni Europee apparirà più attendibile. I sacrifici che si richiedono ai cittadini europei potranno essere accettati dalla gente se si crea uno spazio di crescita comune, industriale, scientifico, culturale. In nome del libero mercato non si può buttare a mare l’Europa. Non si tratta di essere antieuropei ma di volere un’altra Europa. Se non si vuole che dilaghi il populismo bisogna che la sinistra dica ad alta voce queste cose.

Alfonso Siano

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

2 thoughts on “Europa: riscoperta del principio di uguaglianza

  1. In realtà, ho la sensazione che mentre il fallimento del capitalismo è strutturale, il fallimento della socialdemocrazia dipenda essenzialmente dall’aver creduto che fosse possibile occuparsi unicamente della ridistribuzione – essenzialmente per via fiscale – della ricchezza prodotta, lasciando per il resto indisturbate le gerarchie sociali capitaliste e la questione essenziale del controllo dei mezzi di produzione. Ora, il socialismo è in primo luogo una questione di potere, solo indirettamente una questione di welfare.

  2. In una realtà politica in cui i partiti sembrano a corto di grandi idee e annaspano nello stagno del quotidiano senza prospettive per il futuro,la riscoperta del grande principio dell’uguaglianza, cuore dell’ideologia socialista, rappresenta il bisogno di un valore eterno che sarà sempre alla base della civiltà e della convivenza umana.
    Mike

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