Il centro-sinistra nel suo significato storico-politico è la lunga collaborazione – con qualche interruzione – tra socialisti e democristiani durata quasi trenta anni, dai primi degli anni ’60. Forme di centro-sinistra si sono avute anche prima e dopo: il giolittismo dell’inizio del ‘900, i recenti governi Prodi. Ci sono, a caratterizzare il centro-sinistra oltre alla geometria politico-parlamentare anche i contenuti programmatici ispirati ad una visione riformatrice-progressista dei suoi programmi. L’avvento del berlusconismo, una forma “originale”, “bastarda” di destra, ha trasformato anche lo schieramento di centro-sinistra formato prevalentemente da forze ex cattoliche moderate e dall’ex PCI che ha sempre avversato il centro-sinistra nenniano e craxiano come “cedimenti” a forze conservatrici.
La crisi del berlusconismo non ha provocato nuove elezioni, ma un “governo del Presidente” formato da tecnici apartitici. Dare una definizione politica di questo governo è assai arduo perchè i suoi componenti sono “apolitici” e perchè la sua maggioranza è “strana”, costituita, e non in modo continuativo, da un partito di “sinistra”, il PD di Bersani, da un partito di centro, l’UDC di Casini e da una consistente parte del partito di destra, il PDL di Alfano.
Questo è lo stato delle cose sul piano storico e dell’attualità.
Curiosamente l’immaginifico D’Alema ha rimesso in corsa il centro-sinistra, a proposito del successo di Monti a Bruxelles, nel quale – se si consoliderà – vi sono misure finanziarie, non scelte politiche. In una intervista sul Corriere della Sera del 1° luglio, D’Alema ci offre un Monti “in sintonia con un nuovo centro-sinistra europeo” ma con un ruolo, quello del liberale, che può “mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti”.
Capire questo D’Alema è difficile. Va preliminarmente affermato che le (poche) resistenze “stataliste” dei socialisti europei sarebbero l’alimento per un nuovo corso di centro-sinistra: quando mai il liberismo è stato l’idea portante del centro-sinistra che, nella sua accezione storica, è fatto di mano pubblica? E dove sono le “resistenze stataliste” dei socialisti europei? Fin ora Hollande ha annunciato solo la riforma delle pensioni. E comunque sarebbe tragico se D’Alema volesse Monti liberale in funzione anti-Hollande. A quale scopo, visto che se Monti ha prevalso sulla Merkel lo deve proprio a Hollande?
Che cosa ha in testa D’Alema? Di attrarre Monti verso lo schieramento PD-UDC per conquistare la maggioranza alle elezioni e dare vita ad un nuovo governo Monti non più “tecnico” ma “politico”? Sarebbe Monti la carta mancante – e vincente – nel garbuglio Bersani, Vendola, Di Pietro?
Giuseppe Tamburrano
Il centro-sinistra nel suo significato storico-politico è la lunga collaborazione – con qualche interruzione – tra socialisti e democristiani durata quasi trenta anni, dai primi degli anni ’60. Forme di centro-sinistra si sono avute anche prima e dopo: il giolittismo dell’inizio del ‘900, i recenti governi Prodi. Ci sono, a caratterizzare il centro-sinistra oltre alla geometria politico-parlamentare anche i contenuti programmatici ispirati ad una visione riformatrice-progressista dei suoi programmi. L’avvento del berlusconismo, una forma “originale”, “bastarda” di destra, ha trasformato anche lo schieramento di centro-sinistra formato prevalentemente da forze ex cattoliche moderate e dall’ex PCI che ha sempre avversato il centro-sinistra nenniano e craxiano come “cedimenti” a forze conservatrici.
La crisi del berlusconismo non ha provocato nuove elezioni, ma un “governo del Presidente” formato da tecnici apartitici. Dare una definizione politica di questo governo è assai arduo perchè i suoi componenti sono “apolitici” e perchè la sua maggioranza è “strana”, costituita, e non in modo continuativo, da un partito di “sinistra”, il PD di Bersani, da un partito di centro, l’UDC di Casini e da una consistente parte del partito di destra, il PDL di Alfano.
Questo è lo stato delle cose sul piano storico e dell’attualità.
Curiosamente l’immaginifico D’Alema ha rimesso in corsa il centro-sinistra, a proposito del successo di Monti a Bruxelles, nel quale – se si consoliderà – vi sono misure finanziarie, non scelte politiche. In una intervista sul Corriere della Sera del 1° luglio, D’Alema ci offre un Monti “in sintonia con un nuovo centro-sinistra europeo” ma con un ruolo, quello del liberale, che può “mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti”.
Capire questo D’Alema è difficile. Va preliminarmente affermato che le (poche) resistenze “stataliste” dei socialisti europei sarebbero l’alimento per un nuovo corso di centro-sinistra: quando mai il liberismo è stato l’idea portante del centro-sinistra che, nella sua accezione storica, è fatto di mano pubblica? E dove sono le “resistenze stataliste” dei socialisti europei? Fin ora Hollande ha annunciato solo la riforma delle pensioni. E comunque sarebbe tragico se D’Alema volesse Monti liberale in funzione anti-Hollande. A quale scopo, visto che se Monti ha prevalso sulla Merkel lo deve proprio a Hollande?
Che cosa ha in testa D’Alema? Di attrarre Monti verso lo schieramento PD-UDC per conquistare la maggioranza alle elezioni e dare vita ad un nuovo governo Monti non più “tecnico” ma “politico”? Sarebbe Monti la carta mancante – e vincente – nel garbuglio Bersani, Vendola, Di Pietro?
Giuseppe Tamburrano
Il centro-sinistra nel suo significato storico-politico è la lunga collaborazione – con qualche interruzione – tra socialisti e democristiani durata quasi trenta anni, dai primi degli anni ’60. Forme di centro-sinistra si sono avute anche prima e dopo: il giolittismo dell’inizio del ‘900, i recenti governi Prodi. Ci sono, a caratterizzare il centro-sinistra oltre alla geometria politico-parlamentare anche i contenuti programmatici ispirati ad una visione riformatrice-progressista dei suoi programmi. L’avvento del berlusconismo, una forma “originale”, “bastarda” di destra, ha trasformato anche lo schieramento di centro-sinistra formato prevalentemente da forze ex cattoliche moderate e dall’ex PCI che ha sempre avversato il centro-sinistra nenniano e craxiano come “cedimenti” a forze conservatrici.
La crisi del berlusconismo non ha provocato nuove elezioni, ma un “governo del Presidente” formato da tecnici apartitici. Dare una definizione politica di questo governo è assai arduo perchè i suoi componenti sono “apolitici” e perchè la sua maggioranza è “strana”, costituita, e non in modo continuativo, da un partito di “sinistra”, il PD di Bersani, da un partito di centro, l’UDC di Casini e da una consistente parte del partito di destra, il PDL di Alfano.
Questo è lo stato delle cose sul piano storico e dell’attualità.
Curiosamente l’immaginifico D’Alema ha rimesso in corsa il centro-sinistra, a proposito del successo di Monti a Bruxelles, nel quale – se si consoliderà – vi sono misure finanziarie, non scelte politiche. In una intervista sul Corriere della Sera del 1° luglio, D’Alema ci offre un Monti “in sintonia con un nuovo centro-sinistra europeo” ma con un ruolo, quello del liberale, che può “mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti”.
Capire questo D’Alema è difficile. Va preliminarmente affermato che le (poche) resistenze “stataliste” dei socialisti europei sarebbero l’alimento per un nuovo corso di centro-sinistra: quando mai il liberismo è stato l’idea portante del centro-sinistra che, nella sua accezione storica, è fatto di mano pubblica? E dove sono le “resistenze stataliste” dei socialisti europei? Fin ora Hollande ha annunciato solo la riforma delle pensioni. E comunque sarebbe tragico se D’Alema volesse Monti liberale in funzione anti-Hollande. A quale scopo, visto che se Monti ha prevalso sulla Merkel lo deve proprio a Hollande?
Che cosa ha in testa D’Alema? Di attrarre Monti verso lo schieramento PD-UDC per conquistare la maggioranza alle elezioni e dare vita ad un nuovo governo Monti non più “tecnico” ma “politico”? Sarebbe Monti la carta mancante – e vincente – nel garbuglio Bersani, Vendola, Di Pietro?
Giuseppe Tamburrano
Il centro-sinistra nel suo significato storico-politico è la lunga collaborazione – con qualche interruzione – tra socialisti e democristiani durata quasi trenta anni, dai primi degli anni ’60. Forme di centro-sinistra si sono avute anche prima e dopo: il giolittismo dell’inizio del ‘900, i recenti governi Prodi. Ci sono, a caratterizzare il centro-sinistra oltre alla geometria politico-parlamentare anche i contenuti programmatici ispirati ad una visione riformatrice-progressista dei suoi programmi. L’avvento del berlusconismo, una forma “originale”, “bastarda” di destra, ha trasformato anche lo schieramento di centro-sinistra formato prevalentemente da forze ex cattoliche moderate e dall’ex PCI che ha sempre avversato il centro-sinistra nenniano e craxiano come “cedimenti” a forze conservatrici.
La crisi del berlusconismo non ha provocato nuove elezioni, ma un “governo del Presidente” formato da tecnici apartitici. Dare una definizione politica di questo governo è assai arduo perchè i suoi componenti sono “apolitici” e perchè la sua maggioranza è “strana”, costituita, e non in modo continuativo, da un partito di “sinistra”, il PD di Bersani, da un partito di centro, l’UDC di Casini e da una consistente parte del partito di destra, il PDL di Alfano.
Questo è lo stato delle cose sul piano storico e dell’attualità.
Curiosamente l’immaginifico D’Alema ha rimesso in corsa il centro-sinistra, a proposito del successo di Monti a Bruxelles, nel quale – se si consoliderà – vi sono misure finanziarie, non scelte politiche. In una intervista sul Corriere della Sera del 1° luglio, D’Alema ci offre un Monti “in sintonia con un nuovo centro-sinistra europeo” ma con un ruolo, quello del liberale, che può “mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti”.
Capire questo D’Alema è difficile. Va preliminarmente affermato che le (poche) resistenze “stataliste” dei socialisti europei sarebbero l’alimento per un nuovo corso di centro-sinistra: quando mai il liberismo è stato l’idea portante del centro-sinistra che, nella sua accezione storica, è fatto di mano pubblica? E dove sono le “resistenze stataliste” dei socialisti europei? Fin ora Hollande ha annunciato solo la riforma delle pensioni. E comunque sarebbe tragico se D’Alema volesse Monti liberale in funzione anti-Hollande. A quale scopo, visto che se Monti ha prevalso sulla Merkel lo deve proprio a Hollande?
Che cosa ha in testa D’Alema? Di attrarre Monti verso lo schieramento PD-UDC per conquistare la maggioranza alle elezioni e dare vita ad un nuovo governo Monti non più “tecnico” ma “politico”? Sarebbe Monti la carta mancante – e vincente – nel garbuglio Bersani, Vendola, Di Pietro?
Giuseppe Tamburrano
Il centro-sinistra nel suo significato storico-politico è la lunga collaborazione – con qualche interruzione – tra socialisti e democristiani durata quasi trenta anni, dai primi degli anni ’60. Forme di centro-sinistra si sono avute anche prima e dopo: il giolittismo dell’inizio del ‘900, i recenti governi Prodi. Ci sono, a caratterizzare il centro-sinistra oltre alla geometria politico-parlamentare anche i contenuti programmatici ispirati ad una visione riformatrice-progressista dei suoi programmi. L’avvento del berlusconismo, una forma “originale”, “bastarda” di destra, ha trasformato anche lo schieramento di centro-sinistra formato prevalentemente da forze ex cattoliche moderate e dall’ex PCI che ha sempre avversato il centro-sinistra nenniano e craxiano come “cedimenti” a forze conservatrici.
La crisi del berlusconismo non ha provocato nuove elezioni, ma un “governo del Presidente” formato da tecnici apartitici. Dare una definizione politica di questo governo è assai arduo perchè i suoi componenti sono “apolitici” e perchè la sua maggioranza è “strana”, costituita, e non in modo continuativo, da un partito di “sinistra”, il PD di Bersani, da un partito di centro, l’UDC di Casini e da una consistente parte del partito di destra, il PDL di Alfano.
Questo è lo stato delle cose sul piano storico e dell’attualità.
Curiosamente l’immaginifico D’Alema ha rimesso in corsa il centro-sinistra, a proposito del successo di Monti a Bruxelles, nel quale – se si consoliderà – vi sono misure finanziarie, non scelte politiche. In una intervista sul Corriere della Sera del 1° luglio, D’Alema ci offre un Monti “in sintonia con un nuovo centro-sinistra europeo” ma con un ruolo, quello del liberale, che può “mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti”.
Capire questo D’Alema è difficile. Va preliminarmente affermato che le (poche) resistenze “stataliste” dei socialisti europei sarebbero l’alimento per un nuovo corso di centro-sinistra: quando mai il liberismo è stato l’idea portante del centro-sinistra che, nella sua accezione storica, è fatto di mano pubblica? E dove sono le “resistenze stataliste” dei socialisti europei? Fin ora Hollande ha annunciato solo la riforma delle pensioni. E comunque sarebbe tragico se D’Alema volesse Monti liberale in funzione anti-Hollande. A quale scopo, visto che se Monti ha prevalso sulla Merkel lo deve proprio a Hollande?
Che cosa ha in testa D’Alema? Di attrarre Monti verso lo schieramento PD-UDC per conquistare la maggioranza alle elezioni e dare vita ad un nuovo governo Monti non più “tecnico” ma “politico”? Sarebbe Monti la carta mancante – e vincente – nel garbuglio Bersani, Vendola, Di Pietro?
Giuseppe Tamburrano
Il centro-sinistra nel suo significato storico-politico è la lunga collaborazione – con qualche interruzione – tra socialisti e democristiani durata quasi trenta anni, dai primi degli anni ’60. Forme di centro-sinistra si sono avute anche prima e dopo: il giolittismo dell’inizio del ‘900, i recenti governi Prodi. Ci sono, a caratterizzare il centro-sinistra oltre alla geometria politico-parlamentare anche i contenuti programmatici ispirati ad una visione riformatrice-progressista dei suoi programmi. L’avvento del berlusconismo, una forma “originale”, “bastarda” di destra, ha trasformato anche lo schieramento di centro-sinistra formato prevalentemente da forze ex cattoliche moderate e dall’ex PCI che ha sempre avversato il centro-sinistra nenniano e craxiano come “cedimenti” a forze conservatrici.
La crisi del berlusconismo non ha provocato nuove elezioni, ma un “governo del Presidente” formato da tecnici apartitici. Dare una definizione politica di questo governo è assai arduo perchè i suoi componenti sono “apolitici” e perchè la sua maggioranza è “strana”, costituita, e non in modo continuativo, da un partito di “sinistra”, il PD di Bersani, da un partito di centro, l’UDC di Casini e da una consistente parte del partito di destra, il PDL di Alfano.
Questo è lo stato delle cose sul piano storico e dell’attualità.
Curiosamente l’immaginifico D’Alema ha rimesso in corsa il centro-sinistra, a proposito del successo di Monti a Bruxelles, nel quale – se si consoliderà – vi sono misure finanziarie, non scelte politiche. In una intervista sul Corriere della Sera del 1° luglio, D’Alema ci offre un Monti “in sintonia con un nuovo centro-sinistra europeo” ma con un ruolo, quello del liberale, che può “mitigare positivamente le resistenze stataliste che ci sono ancora tra i socialisti”.
Capire questo D’Alema è difficile. Va preliminarmente affermato che le (poche) resistenze “stataliste” dei socialisti europei sarebbero l’alimento per un nuovo corso di centro-sinistra: quando mai il liberismo è stato l’idea portante del centro-sinistra che, nella sua accezione storica, è fatto di mano pubblica? E dove sono le “resistenze stataliste” dei socialisti europei? Fin ora Hollande ha annunciato solo la riforma delle pensioni. E comunque sarebbe tragico se D’Alema volesse Monti liberale in funzione anti-Hollande. A quale scopo, visto che se Monti ha prevalso sulla Merkel lo deve proprio a Hollande?
Che cosa ha in testa D’Alema? Di attrarre Monti verso lo schieramento PD-UDC per conquistare la maggioranza alle elezioni e dare vita ad un nuovo governo Monti non più “tecnico” ma “politico”? Sarebbe Monti la carta mancante – e vincente – nel garbuglio Bersani, Vendola, Di Pietro?
Giuseppe Tamburrano