La propensione nichilista

I giornali sedicenti indipendenti chiosano: “Restano però le perplessità sulle origini della vicenda:’E’ chiaro che il bersaglio di quest’operazione è il capo dello Stato – ragionano al Quirinale – ma chi ci sia dietro ancora non lo sappiamo’.

Ma noi, lettori della strada, dai giornali d’edicola, intanto, veniamo a sapere chi ci sta davanti, dal momento che è chiaro chi siano coloro che stanno promuovendo l’offensiva. Invece le spiegazioni si attardano sul porto delle nebbie. Scrive Carlo Galli in la Repubblica (22 giugno): “Tutto è torbido in questa torbida vicenda, che paradossalmente nasce dal tentativo di far luce sull’oscurità di vent’anni fa. Una cosa sola è lampante: che una crisi, aperta o sotterranea, che mini l’autorità e il prestigio del Capo dello Stato è, in queste condizioni, qualcosa di più che un atto di irresponsabilità: è un attentato alla democrazia.”

Siamo d’accordo.

Si dice che sia una manovra per far cadere il governo Monti (“il governo del Presidente”), in vista del condizionamento delle elezioni anticipate e queste, a loro volta, come condizionate a condizionare la designazione del futuro Presidente della Repubblica. E così via con il resto delle illazioni a sfondo complottistico vario e artatamente confusi stico. Esito evidentemente voluto. Alcuni dati, tuttavia, sono chiari, giacché sono chiare alcune fonti esplicite della campagna di destabilizzazione. Il giornale ‘Il fatto quotidiano” e Antonio di Pietro (entrambi fattori portanti della sorveglianza da politicamente corretto) non sono anonimi: appartengono all’area omologata e ufficializzata.

E allora, dov’è il mistero?

E’ singolare il fatto che il Presidente della Repubblica si senta costretto a contrapporsi personalmente: “Campagna di insinuazioni e sospetti fondati sul nulla.” Fondati sul nulla sì, ma che mirano al tutto. Ed è quel “nulla” la parola chiave, perché ci conduce all’individuazione del paradigma sottostante della Kultur politica italiana, proprio quella ufficialmente più ‘democratica” da diversi decenni in qua: la propensione nichilistica.

E’ una propensione condivisa da tutti i soggetti politici e parapolitici in campo: tendenza che paradossalmente si è accentuata con la fine progressiva della credibilità storica delle politiche precedenti, tutte, rifugiatesi tutte nell’accentuazione del cinismo atavico della specie.

Un Giulio Andreotti, che se ne intende, attenuerebbe il concetto rubricandolo sotto la dicitura di “prassi italica”. Metodologicamente si tratta di una modalità del procedere secondo la logica della doppiezza, evidentemente mai superata, benché la storia, giustamente, abbia sempre provveduto a infliggere le sue dure repliche a coloro che la doppiezza la praticano come sistema, come la storia recente e presente d’Italia insegna.

La storia insegna, ma gli italiani sono cattivi scolari: non apprendono e forse non capiscono. La pratica della doppiezza e dell’eccesso di scaltrezza li hanno resi ancora più ottusi: mentono soprattutto a se stessi. Sanno come le cose stanno, ma lo negano. Sanno perfettamente di chi sia la mano invisibile della Spektre del nichilismo in azione, anche perché sono essi stessi che lo producono, ma lo negano: mentono e vi si celano.

Si ha la convinzione che la matrice dell’antipolitica risieda proprio là dove dovrebbe risiedere la politica. E se le cose stanno così, la situazione resta irrimediabile. Il nichilismo, evidentemente, finisce con il non essere utile agli stessi che lo praticano. E’ inevitabile: l’auto dissoluzione è inscritta geneticamente nella sua stessa natura.

L’antipolitica dei grilli parlanti o canterini che siano, non sono che gli effetti periferici di questa propensione nichilistica, che risiede dove dovrebbero trovarsi i “centri”, cioè gli stessi partiti, che dissolvono perché è in loro principalmente che si sta dissolvendo la politica. L’attacco a Giorgio Napolitano fa parte di questa sindrome. Perché i difensori ad oltranza della democrazia non lo dicono e agiscono di conseguenza? Questi due atti: dire ed agire di conseguenza sarebbe (è) la politica. Senza se e senza ma.

Cesare Milanese

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

One thought on “La propensione nichilista

  1. Una volta si riteneva che fosse Tizio, ove investito di una carica, che comportandosi delittuosamente o anche solo reprensibilmente ne minasse l’autorità o il prestigio.

    Ora, sappiamo tutti come l’unica fabbrica che in Italia non chiude mai sia quella del fango, di come nessuno che accusa Tizio lo faccia se non se e quando pensa di ricavarne un vantaggio, etc. etc. What else is new?

    Ma poniamo che Caio sappia per certo, o pensi in perfetta buona fede di avere ragionevoli motivi per credere, che Tizio si sia comportato delittuosamente o reprensibilmente. L’atteggiamento “responsabile” e “democratico” sarebbe tacere? E davvero nella valutazione dell’operato di Caio valgono solo le sue intenzioni, e per nulla la verità dei fatti supposti a carico di Tizio?

    Se è così, mi chiedo che differenza ci sia tra il comportamento “democratico” e quello che considera la ragion di Stato come superiore ad ogni altra considerazione e l’omertà mafiosa come l’unico rimedio al “nichilismo” che vorrebbe tutti trattati allo stesso modo quando sospettati di qualcosa, qualunque possa essere il ruolo rivestito.

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