L’alternativa è possibile solo se la sinistra la concepisce come deve essere concepita: credibile, affidabile, praticabile. Così ha parlato il capo dello Stato. O meglio, così ha chiosato, in qualità da uomo di Stato e dello Stato, e in veste di politologo, che si è sentito costretto a impartire la lezione opportuna sull’ABC della politica. L’occasione è stata la commemorazione di Antonio Giolitti, che Giorgio Napolitano, riportandone un testo, ha illustrato come un richiamo all’ordine della ragione politica stessa. Intervento quanto mai centrato su un concetto quanto mai centrale. Napolitano ha ricordato ciò che Giolitti, nei primi anni Novanta, ricordava alla Sinistra: l’inevitabilità, per la Sinistra, di doversi pensare e “costituire” sulla corretta articolazione dei tre aggettivi citati, vale a dire sul suo saper risultare credibile, affidabile, praticabile.
A quest’ora i destinatari hanno già recepito il messaggio e i commentatori hanno già avviato i commenti del caso. E non è il caso che si stia qui a ripeterli. Ormai la cosa è più che nota e ampiamente discussa. Certo si è che la discussione è aperta. Qui, dovendo scegliere, tra i tre aggettivi, quello che ci sembra essere portatore di un significato di merito molto particolare, direi che ci si dovrebbe soffermare soprattutto sul secondo aggettivo, quello che si richiama all’affidabilità. La lettura che Napolitano ne ha data, sulla scorta del testo dello stesso Giolitti, è questa: “Bisogna togliersi di dosso il sospetto di volersi insediare al potere come un’alternativa senza alternativa.” Ecco, difatti, il vero punto di un tutto teorico e politico che la Sinistra italiana ufficiale (chiamiamola pure così) non ha ancora recepito nel senso indicato dal “documento” Giolitti-Napolitano.
Alla base della mancata assunzione di questo concetto da parte della Sinistra, di cui sopra, c’è la persistenza nella ricusazione del paradigma della socialdemocrazia, cioè della Sinistra della tradizione storica europea, risultata storicamente vincente. Vincente se non altro perché praticabile. E praticabile perché riconosce la necessità di operare tenendo conto dell’opportunità dell’alternativa con la controparte, rappresentata dal paradigma della liberaldemocrazia. I due paradigmi, infatti, esistono se sono concomitanti e se, nella loro concomitanza, risultano essere determinanti di tutto il campo quali costitutivi dello stesso ordine di sistema. Ogni altra soluzione che venga pensata da una parte e dall’altra come totalitaria, cioè come sistema escludente di una delle due parti, conduce al massimalismo, vale a dire alla non praticabilità, come conseguenza negativa minima. Le conseguenze negative massime della mancata assunzione dell’interezza di questo sistema alternativo vengono da sé. Così come sta succedendo nell’impasse della situazione italiana attuale, che si sta configurando come contrapposizione tra due massimalismi condizionati dalla concezione dell’esclusione reciproca. Concezione che alimenta tanto a Sinistra quanto a Destra (nella fattispecie PD e PdL) la convinzione a “insediarsi al potere come un’alternativa senza alternativa”, come rileva il memento espresso da Giolitti-Napolitano.
In conclusione: spetta alla Sinistra rompere questo incanto, questa impasse esiziale. E non si tratterebbe affatto di cedimento o di accondiscendenza, si tratterebbe di imboccare la strada per risultare veramente vincente. Vincente per avera assunto, come criterio fondante della propria prospettiva politica, il nucleo teorico offerto dal principio del secondo “aggettivo”, quello dell’affidabilità.
Cesare Milanese