Diciamo subito chi siamo e che cosa vogliamo. Siamo socialisti che si riconoscono nella storia del PSI. Oggi siamo socialisti apolidi o, per usare la definizione di Silone, “socialisti senza partito”. Vogliamo contribuire alla rinascita di un socialismo all’altezza dei tempi.
Mentrte nei paesi europei sopravvivono partiti con il nome antico del socialismo, in Italia è scomparsa anche la vecchia casa dei socialisti. Ma se non esiste un partito che si possa definire lontanamente socialista, esistono tanti socialisti; molti si ignorano o militano altrove. Questo vuoto va riempito, ma il nuovo socialismo può essere costruito solo su un terreno vergine.
La scena pubblica italiana oggi occupata da partiti non ha nulla a che vedere con la politica. La politica è morta e ciò che si vede è fango e cenere: il fango della destra e la cenere della Quercia e dell’Ulivo. Lì non vi è speranza.
Il socialismo è la traduzione del sogno antico dell’umanità, da quando qualcuno ha detto: “questo è mio”. I vari movimenti storici sono stati incarnazione di questo sogno di uguale libertà. Sembra che oggi l’umanità non speri e non progetti più l’avvenire. Noi crediamo invece che non c’è chi la svegli. Perché non è vero che il socialismo è morto e sepolto, il socialismo è vivo e sepolto: va riportato alla luce della vita moderna: forse mai come oggi quel sogno può cominciare a realizzarsi poiché forse mai come oggi le diseguaglianze e le ingiustizie sono state così grandi e richiedono giustizia.
Il mercato “supremo regolatore della vita economica” è fallito: ed è un punto per il socialismo. Il ruolo di indirizzo della mano pubblica è ormai quasi pacificamente accettato: ed è un secondo punto per il socialismo. La globalizzazione ha smantellato le barriere nazionali e ha messo il mondo in mano al capitale finanziario, ma ha posto le basi oggettive per una internazionale di uomini liberi e uguali.
Il capitalismo liberista senza regole non ha più nulla da dire: il liberalismo non è compatibile con i monopoli del soft e dell’hardware ed il liberismo non può essere identificato con il mercato sovrano globalizzato.
Aumentano i bisogni e le privazioni degli esseri umani e specie dei bambini dell’immenso mondo sottosviluppato. Nuovo e vecchio sviluppo sono dominati dalla cupidigia della ricchezza, dalla corruzione, dall’egoismo, dallo sfruttamento.
Le classi dominanti offrono occasioni di arricchimento senza scrupoli e hanno provocato una crisi globale di enormi proporzioni. Mentre la scienza e la tecnologia offrono soluzioni che potrebbero cambiare il mondo. L’Economist del 12-18 febbraio 2011 titola “Print me a Stradivarius. The manifacturing technology that will change the world”. Il computer sostituisce la fabbrica e stampa un numero enorme di oggetti “digitando”. E ciò riduce drasticamente il tempo del lavoro: la premessa, come ha detto Marx, del socialismo come liberazione dell’uomo.
Vogliamo dialogare su questa speranza offrendo informazione, cultura e soprattutto idee ai socialisti singoli o associati che non si sono rassegnati. E che vogliono rimettersi in piedi e intraprendere la nuova lunga marcia verso il “sol dell’avvenire”.