-di PIERLUIGI PIETRICOLA–
Nella nostra attività di comprensione del Sars CoV2 abbiamo raggiunto il Prof. Ranieri Guerra, epidemiologo e direttore aggiunto dell’Oms, chiedendogli di realizzare per noi un’intervista. Nonostante i tanti impegni, il Prof. Guerra ci ha concesso questa conversazione, che si è svolta via mail. Abbiamo discusso sulla stato attuale della situazione e anche sulle prospettive che in futuro ci attendono.
Comincerei questa nostra intervista facendo mio il quesito che Giorgio Agamben (illustre filosofo) ha posto: ” Com’è potuto avvenire che un intero paese sia senza accorgersene eticamente e politicamente crollato di fronte a una malattia”?
Non mi sembra che il Paese sia crollato. Direi che il Paese ha reagito con estrema decisione e compattezza ad una crisi che non ha precedenti nella storia moderna e che ha colpito il mondo intero. I livelli di preparazione di ciascun Paese sono stati inadeguati rispetto alla novita´, alla velocita´ di propagazione, alla letalita´ e alla dimensione dell´epidemia, e questo e´ sicuramente un fattore oggettivo. Siamo tuttavia di fronte a qualcosa di eccezionale e inaspettato, su cui all´inizio i pareri erano profondamente discord anche in ambito scientifico e mediatico. L´OMS, nonostante gli attacchi ricevuti in questi giorni, ha suonato l´allarme alla fine del gennaio 2020. Questo allarme e´ stato purtroppo ignorato fino a inizio Marzo, quando le cifre dell´epidemia sono diventate eclatanti. E´ comprensibilmente difficile per una societa´ intera autoimporsi i provvedimenti drastici che si sono resi necessari, in assenza di vaccini e terapie farmacologiche, diurante un periodo di incubazione e montata epidemica, apparentemente tranquillo, che non ha ancora l´evidenza clinica esplosiva che poi abbiamo subito. Il Paese ha invece reagito subito appena verificata la dimensione potenziale del contagio e la sua gravita´. A posteriori possiamo dire che, a prezzo di sacrifici enormi, il Sistema sanitario ha retto, con fatica e con dolore, con problematiche che oggi sicuramente dovremo riconsiderare per evitare gli inevitabili errori che possono esseere stati commessi. La struttura sociale del Paese ha ugualmente retto, con uno stress gigantesco, le cui conseguenze sono visibili e che rimarranno come cicatrici indelebili ma anche come segno innegabile di forza e resilienza.
Il Sars CoV2, se ho ben capito, è un virus che appartiene alla famiglia dei coronavirus, vale a dire agenti virali che causano i comuni raffreddori. Come tale, perché dovrebbe, per il futuro, comportarsi in modo diverso dalla famiglia di virus respiratori cui appartiene? E quali sono le basi scientifiche in virtù delle quali si pensa che nel prossimo Autunno vi sarà una seconda ondata?
E´ sempre un virus nuovo, di cui conosciamo sempre di piu´, ma sicuramente non ancora tutto. Abbiamo appreso del suo impatto sistemico, non solo polmonare, del meccanismo con cui causa il danno multiorgano che e´ alla base della sua letalita´, ma anche del suo permanere nell´organismo e del danno cronico che sembra procurare a molti dei guariti. Le sue caratteristiche sono diverse dagli altri virus della stessa famiglia, anche se tutti speriamo che alcuni fattori auspicabilmente comuni, come la perdita progressiva di contagiosita´ con il cambio delle temperature e delle condizioni ambientali, possano influire su una analoga diminuzione della sua letalita´ come sembra ora evidente dai rapporti clinici che vediamo con il diminuire dell´affollamento delle terapie intensive. Tuttavia, non mi illuderei troppo, visto quanto accade nel mondo, soprattutto in zone calde, come il Brasile e molti Paesi africani, dove le differenze sono progressivamente sempre minori e dovute principlamente alla demografia molto diversa rispetto alla nostra, con classi di eta´ prevalenti molto piu´ giovani e quindi meno esposte alla patologia grave indotta dal virus. Le stesse considerazioni si applicano alla possible seconda ondata autunnale: ci sara´ un accumulo di persone suscettibili, un inevitabile calo dell´attenzione ai percorsi di isolamento e prevenzione individuale, una diffusione di patologie concomitanti, come l´influenza stagionale e I comuni raffreddori che potranno predisporre l´organismo a contagio ulteriore. Io mi auguro che cio´ avvenga in un contesto ormai capace di esercitare sorveglianza attiva, identificare anche i primi microfocolai familiari e di comunita´, predisporre strategie di contact tracing, diagnostica e isolamento immediato, cosi´da spezzare la catena del contagio immediatamente.
C’è uno studio israeliano che ha affermato che nel giro di 70 giorni il Sars CoV2 andrà morendo. Visto quello che sta accadendo nel nostro paese, dove assistiamo ad una flessione in basso dei contagi e ad un aumento del numero dei guariti, crede che le previsioni avanzate dallo studio citato siano valide o, diversamente, in che modo a suo avviso si differenzierebbero rispetto alla nostra situazione?
Non credo che lo studio citato abbia alcuna base scientifica condivisibile in questo momento. Il virus ha subito minime mutazioni che non ne hanno ancora intaccato il potenziale. L´analogia e´con il virus della SARS, che tuttavia aveva profonde diversita´ con quello con cui combattiamo oggi. Mi auguro tuttavia che i colleghi israeliani abbiano ragione, pur non vedendo come.
A quanto mi è sembrato di capire, ci sono tre scenari possibili per il futuro relativo al Sars CoV2: (i) che scompaia come accaduto per la prima SARS; (ii) che si regionalizzi come avvenuto per la MERS; (iii) che causi un comune raffreddore come avvenuto per l’aviaria. Quale, fra le tre possibilità, le pare la più probabile per il futuro del Sars CoV2?
Nessuna delle tre temo. Mi aspetto che si arrivi ad uno scenario simile all´influenza stagionale, disponendo di un vaccino e di terapie non solo di sostegno ma anche farmacologicamente efficacy. Non dimentichiamoci che l´influenza stagionale, anche se mediaticamente meno attraente e visibile del COVID19, ha ancora una potenziale elevato di letalita´ e attacca pesantemente le strutture del nostro Sistema sanitario ogni anno.
Adesso il mondo scientifico ha imparato a conoscere meglio il Sars CoV2: modalità di trasmissione dell’infezione, periodo di incubazione, sintomatologie con le quali si manifesta. In tal senso, sono stati messi a punto dei protocolli di cura in grado di non far arrivare i pazienti in terapia intensiva a causa della polmonite interstiziale. Perché, allora, bisogna continuare a temere il Sars CoV2 se la profilassi è stata, in qualche modo, messa a punto e trattandosi di un virus respiratorio?
Le ripeto quanto detto sopra. Il virus ha una via di ingresso polmonare, ma il suo e´un attacco sistemico. Non ci sono organi o distretti corporei che rimangano immune. Abbiamo visto sindromi neurologiche e cardiocircolatorie altrettanto gravi e letali, ad esempio. La protezione individuale e la prevenzione sono ancora le armi migliori di cui disponiamo, anche se sembrano banali. Le conseguenze della malattia sono in parte corniche e stanno emergendo eveidenze pouttosto preoccupanti in quetsoi senso. Quindi il messaggio e´ sempre lo stesso: bisogna cercare di prevenire il contagion e non ammalarsi, soprattutto se si appartiene a classi di eta´ a rischio (e sono prevalenti nella nostra societa´) e se si soffre gia´di qualche patologia cronica, come l´ipertensione, ad esempio, chiaramente associata a un´evoluzione clinica seria.
Essendo il Sars CoV2 un coronavirus, come la famiglia cui appartiene con il caldo potrebbe indebolirsi fin quasi a scomparire?
Molti lo sostengono e tutti lo speriamo. Quanto sta accadendo in Africa e in America Latina, e in Brasile in particolare, dove la regione amazzonica e´ stata colpita con molta violenza (non si tratta di un luogo freddo come tutti sappiamo) sembrano pero´ contraddire questa ipotesi, che pare avere una base fattuale, almeno alle nostre latitudini, ma non ha ancora una giustificazione biologica.
Il Prof. Pregliasco, se non ricordo male, recentemente ha dichiarato che più il Sars CoV2 si diffonde, più perde la sua violenza virale. E questo, per il futuro, comporterà il suo indebolimento fino a renderlo un altro dei quattro coronavirus che ci creano un raffreddore. Lei condivide questa tesi? E perché?
Non credo che ci siano al momento evidenze in questo senso, anche se tutti lo speriamo. Il collega ha proposto delle analogie con altri virus che si attenuano con il passaggio progressivo ad altri ospiti. Questo e´un meccanismo ben conosciuto, spesso anche alla base della produzione di vaccini da virus appunto attenuati nel passato.
Che ne pensa dello studio condotto dal dott. Pasquale Bacco, in base al quale il Sars CoV2 già da Ottobre scorso era fra noi e avrebbe infettato più del 75% della popolazione così da renderla immune?
Credo che la ricostruzione filogenetica eseguita dai colleghi del Sacco di Milano ci dica qualcosa di diverso. E´ anche in corso una verifica retrospettiva sul sangue raccolto da donatori che potrebbe darci informazioni aggiuntive importanti. Mi aspetto che anche l´inchiesta sieroepidemiologica lanciata dal Ministero della Salute due giorni fa possa darci sequenziamenti virali ulterori su cui condurre quel tipo di analisi, che e´ dirimente, al di la´ delle speculazioni.
Perché adottare il modello di lockdown alla Wuhan invece di quello israeliano (tenere sotto protezione gli anziani e le persone a rischio e far circolare il virus fra i giovani, adottando le giuste misure di precauzione e di diagnosi e cura precoce)?
Perche´ la malattia e´ grave, perche´ e´ eticamente inaccettabile imporre una patologia ed un rischio simili a chiunque, giovane o anziano, per aumentare l´immunita´ di gregge, perche´ non abbiamo una cura disponibile, perche´ l´unico modo per fermare la diffusione del virus e´ il controllo del contatto fisico e sociale, aggregative, con cui la trasmissione avviene. Se la popolazione fosse stata tutta immediatamente capace del controllo che stiamo vedendo in questi giorni di riapertura (ma anche qui con eccezioni inaccettabili) si sarebbe potuto operare diversamente. Ci hanno provato in Inghilterra e vediamo tutti con quali risultati. Lo stesso in Brasile e penso anche questo ci dia da riflettere seriamente.
Come ha dichiarato l’Oms, sul Sars CoV2 vi è stata una infodemia: una pessima comunicazione massmediatica, che ha ingenerato il panico fra la gente, creando un sentimento di terrore difficile da estirpare, talvolta – forse – ingiustificato, e che con molta difficoltà permetterà alle persone di tornare ad uno stile di vita normale. Perché l’Oms, d’accordo con l’Iss per ciò che riguarda l’Italia, non ha cercato di contenere – nella forma e nei contenuti – l’infodemia di cui sopra?
Veramente l´OMS ha lanciato immediatamente una campagna contro le sciocchezze mediatiche e tutti abbiamo cercato nei nostri limiti di garantire un´informazione concreta e attendibile. La potenza dei media e´ spesso ingestibile da parte della scienza che non da´ il sensazionalismo che la stampa cerca. Credo anche che i giornalisti e i divulgatori abbiano repsonsabilita´ serie: il potere censorio nei confronti delle stupidaggini e´inesistente in societa´libere come la nostra. Dobrebbe prevalere l´etica della professione, che si autodisciplina e corregge, ma questa rimane un´aspirazione molto spesso.
Sieroterapia: la sperimentazione condotta dal Prof. De Donno in primis, e da altri centri, sta dando ottimi risultati. Lei che opinione ha nel merito?
Ne penso tutto il bene possible. Va regolata, controllata e valutata naturalmente, ma e´ sicuramente un´ottima traccia da seguire, che gia´ sperimentammo al tempo dell´epidemia di Ebola, con una platea di donatori molto piu´ limitata e quindi meno efficace.
Che lei sappia, alla luce delle cartelle cliniche giunte all’Iss ed esaminate nel dettaglio, quante persone sono direttamente decedute di Sars CoV2 e quante, invece, sono decedute perché avevano un quadro clinico già compromesso e che il Sars CoV2 ha contribuito a rendere ancor più compromettente (si parla, in quest’ultimo caso, di comorbidità)?
L´OMS raccomanda di classificare comunque come deceduto per COVID19 chiunque sia risultato positivo al test o con una clinica altamente suggestiva. La valutazione sugli eccessi di mortalita´ che e´ in corso in Italia ci da´ una misura di quanto accaduto veramente. I risultati dell´indagine nazionale ci daranno anche i veri denominatori di popolazione che e´stata infettata (anche se asintomatica o non diagnosticata in laboratorio) su cui ricalcolare gli indici di letalita´ e di mortalita´, che al momento sono basati su proiezioni e modelli.
Ritiene giusto che siano i rappresentanti della scienza (alcuni, non tutti) a dettare stili e regole di vita sociale, o pensa che si tratti di un’ingerenza impropria e inopportuna da evitare in assoluto?
La scienza non ha mai inteso interferire, ma solo fornire un quadro dettagliato e basato su evidenza di quale sia, sia stata e potrebbe essere la situazione. E´poi la politica a decidere e a verificare l´accettabilita´ sociale delle misure disponibili proposte. Posso solo dire che il governo italiano ha scelto una strada difficile, molto dura, ma anche appropriate e ha certamente salvato la vita del Paese a un costo incredibilmente alto, ma lo ha fatto. Le alternative sarebbero state catastrofiche.