– di LONG JOHNN –
Lo sgretolarsi della condizione manutentiva della rete autostradale sta mettendo in evidenza gli errori del passato, su molti fronti.
Dopo l’exploit tragico del crollo del ponte Morandi a Genova si è assistito ad un crescendo di problemi che dimostra una realtà drammatica: la rete autostradale non è affidabile come si pensava che fosse.
Si è anche visto che il problema non erano solo i ponti, perché anche le volte delle gallerie presentano rischi, come hanno dimostrato già un paio di episodi.
E’ intervenuta persino la magistratura (tribunale di Avellino) per mettere sotto sequestro i guard- rail dei ponti, determinando il restringimento a una sola carreggiata in molti punti della A14; non solo, c’è anche un ponte a nord di Pescara che addirittura è stato chiuso al traffico pesante.
Se l’autostrada che costeggia il mare Adriatico fosse un’arteria del corpo umano si parlerebbe di ischemia. Invece è un’arteria stradale e ci sono Marche e Abruzzo dove i tempi di percorrenza si sono come minimo quadruplicati. Gli abitanti di alcuni comuni del teramano e del pescarese sono tenuti prigionieri dentro le loro case da file impressionanti di Tir e autoarticolati che, a passo d’uomo ma a “ciminiere” fumanti, transitano con tempi biblici prima di reimmettersi in un’autostrada dove li attendono code di decine di chilometri per le strozzature ad una sola corsia.
Il dramma nel dramma di quest’assurdità moderna è che non si prevedono tempi brevi per uscire da questo disastro.
Questa situazione ha dei responsabili, non è figlia del fato. Non entro nel merito, già fatto abbondantemente e non ripeto.
Penso, invece, che si debba riflettere, ma anche far riflettere, su cosa produca il profitto per il profitto. La distorsione di un certo capitalismo che agisce solo per massimizzare il guadagno senza preoccuparsi delle conseguenze che produce agire senza responsabilità sociale.
D’altronde di cosa è figlio il disastro ambientale prodotto dal riscaldamento globale?
Non solo, rifletti, e provi a far riflettere, sulle forme di subalternità di chi occupa di volta in volta i posti deputati al controllo e alla verifica. In teoria, se si va a leggere l’atto di concessione ad “Autostrade per l’Italia”, quello che si è verificato nella realtà, non sarebbe stato possibile. Però è successo, e rischia anche di peggiorare.
Ci sarebbe molto di cui parlare e sorrido quando vedo che il massimo sforzo di qualcuno è quello di perorare in Parlamento lo sconto sulla tariffa per chi transita sulla A14.
Forse si dovrebbero fare interrogazioni parlamentari per chiedere cosa si può o si vuole fare per un riequilibrio delle modalità di trasportare, soprattutto le merci. Invece di spedire tutto sui camion vanno messi i camion sui treni.
Purtroppo il mitico “corridoio adriatico” ferroviario, tanto declamato venti anni fa si è perso per strada da molto tempo. Infatti, il corridoio comunitario delle reti Ten-T (unica infrastruttura sovvenzionabile da Bruxelles) si ferma ad Ancona, lasciando il sud delle Marche, l’Abruzzo, il Molise ed il nord della Puglia, senza un’occasione enorme di sviluppo, non solo della costa ma di tutto quello che da lì irrorerebbe il tessuto economico anche delle aree interne.
Le autostrade stanno cadendo a pezzi e vanno rimesse a nuovo, però questa situazione critica può essere l’occasione per far partire, finalmente, una transizione che tolga in misura sostanziale quote di merci dalla strada per metterle sui treni e sulle navi.
So che in un Paese come l’Italia è una pia illusione, ma attenti, lo è non perché sia sbagliato. Lo è perché la subalternità di certi a certe lusinghe è più forte del bene comune. Mortacci loro!