-di PIERLUIGI PIETRICOLA-
Si chiama Stefano Botta, ed è un giovane e promettente coreografo. L’ho conosciuto, professionalmente e nel corso di qualche piacevole conversazione, durante la mia vacanza che si è da poco conclusa in un villaggio nei pressi di Ostuni. Fra giornate trascorse a partecipare a giochi e a godere del caldo sole agostano e serate rese allegre da spettacoli che sono andati ben al di là della semplice e comune animazione, ho avuto modo di apprezzare il talento di questo giovane artista.
Di primo acchito, egli par essere tipo di poche confidenze. Non si diffonde in modo eccessivo, in termini di presenza e di convivialità. Alle grandi folle preferisce la calma e il silenzio di una solitudine creativa; ai protagonismi del palcoscenico predilige lo stare dietro le quinte tipico di chi ama muovere le fila dei suoi pupi per osservarne – contento e compiaciuto – la grazia dei gesti.
Quando danza, ecco Stefano Botta svettare sui suoi colleghi per spontaneità nel movimento, decisione impressa alle coreografie, capacità di riempire il palcoscenico in ogni sua parte e, infine, per una rara dote di saper condividere la scena con i suoi compagni di lavoro senza che vi siano ombre di invidia, incomprensione, veli di narcisismo. È stato, però, in occasione dell’allestimento di un musical, F, dedicato all’intramontabile Freddie Mercury, che il talento di Stefano Botta si è mostrato senza riserve.
Si può ingenuamente e superficialmente pensare alla solita operazione spettacolare offerta dal tipico villaggio vacanze a un turismo di massa sull’onda del successo del film Bohemian Rhapsody; ma in verità si è trattato di tutt’altro. Il Botta coreografo ha preferito dare alla storia della voce dei Queen un suo taglio personale. Egli non si è concentrato, fossilizzato vorrei dire, sull’uomo Mercury e il suo indiscusso talento; ma ha preferito far comprendere al pubblico come queste straordinarie doti artistiche siano penetrate in modo radicale in uno dei più importanti gruppi musicali del mondo.
E come tralasciare il vissuto di Mercury, i suoi dubbi, le incertezze che lo hanno attanagliato, le paure, le speranze, il coraggio ad ogni costo cercato e trovato pur di non cedere alla disperazione? C’è stato anche questo nel F allestito da Botta. Il tutto è stato realizzato attraverso la soluzione di non mostrare in scena un singolo protagonista con, sullo sfondo, il resto della compagnia; bensì rendere quest’ultima principale interprete dello spettacolo. Ciascun componente del cast ha avuto il suo momento per dimostrare le proprie capacità, il talento individuale. Ma subito dopo, eccolo tornare fra gli altri suoi colleghi per rendere onore alla storia, all’arte, alla musica, alla danza.
Botta si è mostrato equilibrato nell’ideazione delle coreografie, ed anche nel modo con cui ha insegnato le varie movenze ai componenti della compagnia – non tutti, va detto, ballerini professionisti ma, nonostante ciò, bravi nell’aver danzato con una certa disinvoltura.
È in virtù di questi elementi che al termine dello spettacolo – eseguito con musiche cantate dal vivo e arrangiate da Daniele De Sena per l’occasione, allestito su un palco che strutturalmente e per ovvie ragioni non può offrire i supporti più acconci ad un’operazione siffatta – il pubblico dell’anfiteatro del villaggio ha applaudito e regalato una più che meritata standing ovation.
Come ha reagito Stefano Botta a questo successo, suo personale e di tutto il cast che per l’occasione egli ha diretto? Semplicemente fuggendo gli eccessi di complimenti, nascondendosi perché non così desideroso di essere al centro della scena. Egli appartiene a quella schiera di artisti che preferiscono essere presenti attraverso ciò che creano. Il resto non conta.
Cosa si può pretendere di più? Semplicemente che Stefano Botta continui, con coraggio e consapevolezza ma fuggendo ogni tentazione di vanagloria, a mostrare il suo talento nei tanti altri spettacoli che allestirà. E che queste opere, un giorno, siano rappresentate su palchi ancor più importanti e prestigiosi per lunga e consolidata tradizione artistica e culturale.