Arte e memoria contro l’orrore nazista

-di PIERLUIGI PIETRICOLA-

Si avvicina la Giornata della memoria. Occorre ricordare per non ripetere i medesimi errori ed orrori. Ma anche questo esige le sue forme. Per l’occasione ho deciso di non rievocare, di nuovo, quanto scritto da Primo Levi o raccontato da film che hanno ottimamente dipinto gli eccidi nazisti per via d’un concetto di razza fuorviante – sebbene esso sia stato l’apice di svariati decenni di teorie che hanno trovato applicazione a partire dall’affaire Dreyfus in Francia. Non intendo nemmeno invitare chi leggerà queste righe a prendere un aereo e fare un viaggio nei luoghi in cui tale orrore ha preso corpo. Servirebbe? Certamente. Ma si può tentare qualcosa di meglio: andare a teatro. Mi è capitato, prima di Natale, di vedere uno spettacolo a Milano all’Elfo Puccini: Destinatario sconosciuto. Si tratta di una riduzione tratta da un romanzo epistolare di Katherine Kressmann Taylor. L’autore dell’adattamento per le scene è Rosario Tedesco, che firma anche la regia dello spettacolo di cui è protagonista. Ecco la storia. Ci troviamo negli anni subito dopo la Prima Guerra mondiale, quando la Germania – a seguito della sconfitta e di quanto stabilito dal Trattato di Versailles – si trovò obbligata a pagare pesantissime sanzioni punitive per aver causato, insieme con l’Austria, quel conflitto definito l’inutile strage. In questa condizione sociale e politica non facile, accentuata – in termini peggiorativi – dalle inconcludenze della Repubblica di Weimar, Adolf Hitler ed il Partito Nazionalsocialista conquistano il potere. Due amici e soci in affari, Martin e Max, quest’ultimo ebreo ma entrambi di origini tedesche, vivono negli Stati Uniti d’America. Tornato in patria, Martin decide di aderire al partito del Fuhrer. Max, invece, stabilisce di restare in America. Non ha ben chiara che tipo di situazione si stia profilando a Berlino, nonostante le informazioni entusiastiche che gli giungono dall’amico. Gli anni trascorrono. Il potere di Hitler si consolida. Vengono promulgate le leggi razziali contro gli ebrei e con esse cominciano le prime proibizioni di pari passo alle persecuzioni. Nel rispetto delle norme emanate dal Nazismo, ai due amici viene proibito di avere anche contatti epistolari. Questo metterebbe in difficoltà Martin. Max non comprende il mutato atteggiamento dell’amico nei suoi confronti. Continua a scrivergli per chiedere ragioni. Ma dall’altra parte riceve risposte contrariate, assieme alla preghiera di non scrivere mai più. La situazione diviene via via più tesa, fintanto che la sorella di Max, Griselle, recatasi a Berlino per una tournée teatrale, non scompare. Si suppone sia stata deportata o uccisa. Martin non ha fatto nulla per salvarla e consentirle di tornare in America. Da questo momento, l’atteggiamento di Max con Martin cambia. Inizia ad inviare all’amico lettere il cui contenuto può far supporre che si tratti di un messaggio in codice. Martin risponde in tono stizzito, dicendo di non comprendere il contenuto delle missive. Ma Max continua a scrivere nel medesimo ambiguo registro, senza pietà, fintanto che anche Martin – seppur appartenente al partito nazista – scompare, probabilmente anche lui deportato o ucciso perché sospettato di opposizione al regime o, peggio ancora, di collaborazionismo con la razza ebraica. Si tratta di una storia molto particolare, volutamente priva di considerazioni di ordine morale (sia da parte dell’autrice del romanzo che dell’autore dell’omonima riduzione teatrale). Avendo avuto l’opportunità di vedere lo spettacolo, posso dire che questa assenza moralistica conferisce al tutto una certa forza. Rosario Tedesco, che interpreta il ruolo di Max, non sottolinea più di molto gli aspetti crudeli cui il suo personaggio ripiega ad un certo punto della storia, osservandolo da lontano così conferendogli quel giusto tono di razionale, lucida e spietata freddezza. Ciò che contribuisce a rendere il tutto molto più incisivo, invitando lo spettatore ad una riflessione seria e non banale. Giunti al culmine dello spettacolo, viene difficile stabilire chi fra i due personaggi sia il più disumano: Martin, per non aver aiutato Griselle a salvarsi? Max, che si vendica dell’amico per una strenua difesa della propria identità a seguito di quanto avvenuto alla sorella? Oppure – ciascuno nei rispettivi ruoli – entrambi sono loschi individui che agiscono in base a preconcetti? Sarà compito dello spettatore deciderlo. Destinatario sconosciuto è in tournée in Italia. Basterà vedere, sui giornali o su internet, dove andrà in scena e recarsi al teatro più vicino. È un esempio perfetto di come l’arte contribuisce a mantenere viva la memoria, mai cedendo ad analisi consolatorie, preconcette e semplicistiche.

pierlu83

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