-di MAGDA LEKIASHVILI-
“La guerra è una cosa triste, ma ancora più triste è il fatto che ci si fa l’abitudine. Il primo morto, quando l’ho visto, stamani rovesciato sull’argine di un campo con le braccia aperte, le mani magrissime piene di fango e la faccia gialla, di cera, mi ha paralizzato. Gli altri, dopo, li ho semplicemente contati, come cose di cui bisogna, per mestiere, registrare la quantità”.
Il passaggio del libro “In Asia” del giornalista e scrittore italiano Tiziano Terzani ci fa da guida nel mondo delle guerre. Le guerre sono crudeli, fermano lo sviluppo del paese e lo riportano sempre più indietro nel passato. Muoiono sempre più civili, persone innocenti che non hanno fatto niente per essere coinvolte. Ma è la caratteristica della guerra, ti trascina, ti porta via le persone a cuitieni e spesso, ti porta via proprio la vita che volevi vivere. Poi diventa tutto matematico, vittime moltiplicate, risultati calcolati e,ha ragione Terzani, ci si fa l’abitudine. Nonostante il passare degli anni, le ferite si chiudono difficilmente. A distanza di 10 anni dalla guerra fra la Georgia e la Russia sembra di trovarsi allo stesso punto di partenza. A parte il sostegno verbale dei paesi occidentali, che fermamente valutano l’intervento militare russo come una interruzione della sovranità georgiana e che per l’annessione chiedono che la Russia ritiri le sue truppe, è cambiato poco. Il conflitto congelato, che ha paralizzato pure le relazioni diplomatiche fra i due, si fa sentire ogni giorno.
Sono 10 anni che la Russia non mantiene le sue promesse e non rispetta gli accordi internazionali firmati. Sono 10 anni che le truppe russe sono ancora posizionate nel territorio georgiano. Sono 10 anni che sta continuando l’annessione strisciante. Sono 10 anni che la frontiera demarcata con filo spinato si sposta costantemente e limita lo spazio georgiano. Sono 10 anni che le persone che vivono nei villaggi vicino a queste “frontiere” passano intere giornate nella paura che la loro vita sia a rischio. Sono 10 anni che arrivano notizie di civili georgiani rapiti e uccisi. Sono 10 anni che non si trova il colpevole e non viene resagiustizia. È il decimo anno in cui la propaganda russa cerca di influenzare l’opinione pubblica a favore del Cremlino e che cerca di convincere la gente che oltre al “fratello russo” la Georgia non abbia davanti tante alternative.
E ci siamo abituati. Anche se non avremmo dovuto. Ecco le statistiche, i numeri della guerra. Il conflitto armato dell’8 agosto 2008 ha contato 158.700 sfollati, 90.000 dei quali della Georgia. La parte georgiana ha avuto 170 caduti tra i militari, 14 tra i poliziotti, 228 tra i civili. I feriti sarebbero stati 1747. Dopo la guerra la Georgia ha perso il controllo su 189 villaggi, tra i quali 128 rimangono sotto il regime russo.
Ma la guerra non ha avuto inizio proprio l’8 di agosto. Ci sonoalcuni eventi accaduti negli anni precedenti, che possono essere visti come passi verso il conflitto armato. Nel 2006, nella comune della Georgia, Java, situata nella regione di Shida Kartli, i russi costruirono una base militare. Di seguito venne scoperto il lavoro segreto dell’intelligence russa, e successivamente, anche l’embargo russo su tutti i prodotti georgiani. Nell’aprile del 2008,il presidente russo, all’epoca Dmitri Medvedev, ordina di stabilire relazioni giuridiche con le capitali de facto dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, repubbliche secessioniste internazionalmente considerate come parte della Georgia. Mentre nel luglio del 2008, vicino alla frontiera tra la Georgia e la Russia,si avvia l’addestramento militare “Caucasus 2008”. L’esercitazione includeva 8000 soldati provenienti da ogni ramo dell’esercito. Le agenzie di intelligence occidentali hanno osservato che, dopo la conclusione degli esercizi, il 30 luglio, i canali di dispiegamento istituiti dai russi sono stati mantenuti in vigore, la solita pratica dopo le esercitazioni militari. Ciò avrebbe dovuto essere motivo di preoccupazione per la Georgia ed in effetti, pochi giorni dopo, l’armata russa ha realizzato il suo intervento militare in territorio georgiano.
A Tskhinvali, capitale de facto della non riconosciuta Repubblica dell’Ossezia del Sud, e nei villaggi circostanti, già il 6 agosto venivano evacuati i residenti e chiudevano negozi e altri edifici. Un segno chiaro che le truppe russe stavano preparando l’attacco. Il giorno dopo, nei territori sotto il controllo della Georgia, i russi hanno aperto il fuoco.
Verso l’alba dell’8 agosto 2008, l’assistente del ministro degli affari esteri russo Grigory Karasin, parla telefonicamente con il ministro degli affari esteri georgiano per annunciare che la Federazione Russa sta cominciando l’operazione militare nella regione dell’Ossezia del Sud. Il motivo dell’intervento, secondo la versione del Cremlino, è stata la presenza di vittime russe nelle forze di mantenimento della pace. Il primo scontro tra la Georgia e la Russia avviene dopo 3 ore da questa telefonata. E poi continua per 5 giorni l’incubo della guerra, che lascia un segno indimenticabile. La maggior parte dei villaggi vengono bombardati. Sono queste bombe a distruggere le case dei civili e a costringerli a sfuggire nelle foreste. Come se non bastasse, secondo i dati ufficiali del ministero degli affari interni della Georgia, durante il conflitto armato sono stati segnalati più di 1100 casi di furti e di rapine, 13 casi di stupro e altri centinaia di diversi crimini.
Fu il presidente della Francia, Nicolas Sarkozy, mediatore tra la Russia e la Georgia, a dare voce alle istituzioni internazionali. Così i paesi occidentali stesero un piano di pace in 6 punti, tra quali il più importante fu il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe dal territorio georgiano. Il trattato venne firmato sia dalla Georgia che dalla Russia. La Russia si sarebbe ritirata entro un mese dal territorio georgiano, ma non dalle regioni separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Non solo: il 26 agosto, la Russia ha riconosciuto come stati indipendenti i territori secessionisti. Da quel momento, il governo georgiano denunciòufficialmente l’annessione russa e dichiarò la Russia come unpaese occupante.