-di VALENTINA BOMBARDIERI-
Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807. Conosciuto come l’” Eroe dei due mondi” per le sue imprese militari compiute sia in Europa sia in America Meridionale è una delle figure più rilevanti del Risorgimento Italiano. La sua impresa militare più nota fu la spedizione dei Mille, che annetté il Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d’Italia durante l’Unità d’Italia. La sua delusione per come il processo unitario si andò sviluppando successivamente è ben nota. Era convinto di poter fare di più.
Tuttavia mito di Giuseppe Garibaldi ha resistito a ogni cambiamento di contesto politico e storiografico. La sua intramontabile popolarità risulta evidente, in quanto in momenti storici opposti, della sua figura si sono appropriati per veicolare la forza delle idealità, tutti i movimenti politici postunitari, dai socialisti della fine dell’ottocento ai nazionalisti interventisti del primo novecento, dal Fascismo che ne fece il profeta del mito di Roma e della grandezza dell’Italia agli antifascisti comunisti e socialisti del fronte popolare del 1948.
L’Eroe dei due mondi è l’incarnazione dei valori dell’amore di patria, della libertà, della giustizia e dell’uguaglianza. È stato ed è considerato da moderati, monarchici, repubblicani, interventisti e anti- interventisti, fascisti e antifascisti, ragazzi di Salò e partigiani l’emblema dell’italiano vero, l’umile e onesto combattente.
Il fascismo prese l’immagine di Garibaldi gli pose una camicia nera, in quanto campione di pensiero e paladino del bene supremo della patria. Opuscoli patriottici a francobolli, cartoline postali, medaglie, volantini di carattere didascalico e celebrativo nel decennale della Marcia su Roma. Gli Alleati nel 1944 pubblicarono la frase “Garibaldi fighter for a free Italy” in una rincorsa di tutte le forze politiche a legittimarsi come i veri eredi degli ideali di Garibaldi.
In particolare la Repubblica Sociale Italiana utilizzò ed esaltò in Garibaldi il leale suddito della Monarchia, ma soprattutto il fiero sostenitore della Repubblica nello stesso momento in cui le Brigate della Resistenza di ispirazione socialista e comunista prendevano il nome di “Brigate Garibaldi”. Una idea di Garibaldi completamente opposta rispetto a quella dei repubblicani socialisti e comunisti.
L’emblema di Giuseppe Garibaldi venne scelto da comunisti e socialisti per presentarsi alle elezioni del 18 aprile 1948 come Fronte Popolare: la figura di Garibaldi tinta di bianco (simbolo del pacifismo) incastonata in una stella verde (che indicava il lavoro) con i contorni rossi (segno tipico della sinistra che completava la serie dei tre colori italiani).
Lo schieramento democristiano non denigrò la figura di Garibaldi, come è stato scritto in quanto presentarono l’immagine di Garibaldi rovesciata in cui appariva la figura di Stalin. L’idea e l’obiettivo dei democristiani era quello di smentire l’uso della figura di Garibaldi, facendo comprendere che era solo una copertura.
Nel 1960, con i Socialisti non più legati ai Comunisti, il Partito Socialista Italiano utilizzò la figura di Garibaldi in cui si evidenziava il Socialismo come “continuatore del moto popolare del Risorgimento”.
Un uomo dalle mille sfaccettature nella vita e dopo la more. La Prefazione alle sue memorie recita: “Coscienza di aver cercato il bene sempre per me e i miei simili… Odiatore della tirannide e della menzogna, col profondo convincimento essere con esse l’origine principale dei mali e della corruzione del genere umano.
Repubblicano, quindi, essendo questo il sistema della gente onesta, sistema normale, voluto dai più… Tollerante e non esclusivista, non capace d’imporre per forza il mio repubblicanismo…”
Caro Nenni, sulla sconfitta un’analisi più serena
Garibaldi venne scelto come simbolo dalla lista del Fronte Popolare che univa socialisti e comunisti. I risultati furono deludenti soprattutto per i socialisti e questa lettera (custodita negli Archivi della nostra Fondazione) inviata a Nenni e con la quale lo si invitava a una riunione a Bologna per discutere del verdetto delle urne e delle conseguenze politiche, esprime pienamente il senso di frustrazione che in quella primavera del 1948 attraversava l’ambiente dei militanti socialisti.
Bologna 29 aprile 1948
Caro Compagno,
Il risultato delle elezioni politiche, che non ha corrisposto alle speranze ed alle attese delle masse popolari aderenti al Fronte, è naturale abbia provocato un senso di turbamento e di delusione, particolarmente tra le file del nostro Partito.
È necessario fronteggiare e superare rapidamente questo stato di depressione attraverso un esame obiettivo e sereno delle cause che hanno determinato tale risultato e dei compiti che spettano al Partito nella nuova situazione venutasi a creare.
Ma tale esame deve essere fatto nell’atmosfera più serena e libera da passioni, risentimenti e recriminazioni, che ne infirmerebbero il valore ed il giudizio.
A tale proposito, un gruppo di compagni dirigenti dell’Emilia Romagna, riunito in Bologna il 29 aprile 1948 si è trovato unanime nel riconoscere:
- L’inopportunità della convocazione affrettata di un Congresso Nazionale straordinario pur riconoscendone la necessità dopo una seria e serena disamina all’interno del Partito di tutti i problemi sollevati dall’esito delle elezioni.
- In attesa del Congresso, a salvaguardia della integrità e dell’efficienza del Partito debbono, secondo la più elementare prassi democratica, aver fermo applicazione i deliberata del 26° Congresso e deve essere osservata la più ferma disciplina nei riguardi della Direzione eletta dal Congresso medesimo.
Certi di esprimere la volontà di tutti i compagni che intendono opporsi alle speculazioni ed alle manovre delle forze antidemocratiche tendenti alla disgregazione del Partito, i sottoscritti convocano in Convengo quanti tra i compagni socialisti condividono, in massima, tali proponimenti.
Conoscendo l’attaccamento al Partito e la fedeltà da te dimostrata nelle lotte sinora combattute per l’affermazione dell’idea socialista e per la causa dell’unità della classe lavoratrice, ti rivolgiamo particolare invito, affinché tu aderisca e partecipi alla riunione in parola, della quale, siamo certi, comprenderai tutta l’importanza. Essa sarà tenuta in Bologna presso la sezione locale del Partito- Piazza Calderini- (giorno festivo), alle ore 10.
Ti salutiamo cordialmente
Lettera firmata da 18 dirigenti del PSI bolognese