-di MAGDA LEKIASHVILI-
Il quarto mandato della presidenza per Vladimir Putin non ha avuto un buon inizio. Nonostante la sua vittoria “clamorosa” all’interno del suo paese, sembra che il mondo al di fuori non condivida la sua politica. Tutto ha inizio con l’espulsione di 23 diplomatici dalla Gran Bretagna e continua con un’altra punizione. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Canada e l’Ucraina hanno ordinato l’espulsione di dozzine di diplomatici russi in risposta all’avvelenamento Sergei Skripal, una spia russa al servizio dell’Inghilterra per quasi 10 anni. È uno spettacolo di solidarietà ed è il più grande colpo per la rete di intelligence russa in Occidente a partire dalla guerra fredda. Sono più di 100 diplomatici in totale che hanno ricevuto l’ordine di lasciare il posto dove svolgevano il loro lavoro e di rientrare a Mosca. Quasi tutti sono accusati del tentato omicidio del 4 marzo di Skripal e di sua figlia, Yuilia e di essere le spie.
I funzionari statunitensi sostengono che le spie russe all’Onu stavano abusando dei loro privilegi di residenza sotto l’accordo della sede delle Nazioni Unite. L’espulsione in un numero così significativo sicuramente ridurrà il livello e la capacità di spionaggio russo negli Stati Uniti e nei paesi europei.
Germania, Francia e Polonia, ciascuno di loro ha cacciato 4 diplomatici russi con passate esperienze lavorative in agenzie di intelligence. Lituania, Repubblica Ceca e Danimarca manderanno via 3 diplomatici, mentre dall’Italia e dai Paesi Bassi 2 diplomatici devono fare le valigie e abbandonare il paese entro una settimana. Estonia, Latvia, Croazia, Finlandia e Romania avranno un diplomatico russo in meno. Anche l’Ucraina, che non fa parte dell’Unione Europea, espellerà 13 diplomatici.
Il Cremlino dice che Vladimir Putin non si è ancora espresso. Ma le varie espulsioni vengono già valutate come una mossa ostile e presa soprattutto per fare contenta la Gran Bretagna. Nel frattempo l’ambasciata russa negli Stati Uniti lancia un sondaggio con il quale si chiede alla gente se chiudere o meno il consolato americano in Russia.