E 40 anni fa la Tv italiana, tra le polemiche, si colorò

-di FEDERICO MARCANGELI-

Quarant’anni fa nasceva ufficialmente in Italia la prima trasmissione colorata, con un “sto bene a colori?” pronunciato da Corrado durante l’apertura di “Domenica In”. I primi passi per abbandonare il bianco e nero furono mossi però molti anni prima. La RAI cominciò i test già dal 1961 (in contemporanea con il lancio di Rai2), sfruttando il trasmettitore di Monte Mario (a Roma) per verificare quale sistema fosse il più efficiente.

I 3 protocolli concorrenti erano: PAL, NTSC e SECAM. Il sistema americano (NTSC) fu subito scartato per un evidente arretratezza tecnologica, mentre la lotta tra gli altri due fu vinta dal primo. Questo sistema brevettato da TELEFUNKEN permetteva una riproduzione dei colori più fedele ed una qualità superiore dell’immagine. Senza entrare nei dettagli, il PAL introdusse un sistema automatico di controllo degli sfasamenti, in gradi di rendere più gradevole la visione.

Dopo questa scelta le pressioni dei francesi (detentori del brevetto SECAM) furono molteplici e ritardarono notevolmente l’introduzione di uno standard definitivo sul territorio italiano. Si pensi che le Olimpiadi di Monaco furono trasmesse con entrambi i sistemi a colori. L’ufficialità dello standard tedesco fu ratificata nel 1975. Se dal punto di vista qualitativo è stata azzeccata, da quello economico ha causato un aumento notevole di costi. La Francia sarebbe stata infatti disposta a costruire in Corsica e Nordafrica due potenti ripetitori ad uso del territorio Italiano (Italia centrale e Sicilia), abbattendo notevolmente gli oneri per l’avvio delle trasmissioni.

Ciò non bastasse, anche il legislatore nazionale ostacolò la Nuova Televisione, vista come una scelta inopportuna in un periodo di crisi economica (in prima fila in questa contestazione di opportunità finanziaria, Ugo La Malfa, leader del Partito Repubblicano).

Nonostante questi innumerevoli problemi, la Rai iniziò le sue prove tecniche su larga scala nel 1975. Dopo i primi minuti di bande colorate, i test prevedevano delle immagini statiche con sottofondo musicale. Incredibilmente anche queste “trasmissioni” riscossero un buon successo. Poco dopo, sia le olimpiadi di Montreal che i “Quaderni neri del TG2” furono autorizzati a “colorarsi”.
Il programma Rai lo era però solo parzialmente: studio a colori e trasmissioni in bianco-nero.

L’ok definitivo arrivò nel 1977 dal Ministro delle “Poste e Telecomunicazioni” Vittorino Colombo, che annunciò il lancio del colore per il primo febbraio 1977, giusto in tempo per consentire una visione diversa dei Mondiali di calcio del 1978 che da un punto di vista commerciale ebbero un notevole effetto trainante. Da allora in poi si aprì una nuova era per la TV italiana.

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