-di FEDERICO MARCANGELI-
Il 24 Gennaio 2003 muore a Torino Gianni Agnelli. Due giorni dopo oltre 100.000 persone partecipano alla camera ardente, dimostrando quanto fosse divenuta popolare la figura dell’Avvocato. Ripercorrendo la storia di questo imprenditore, non si può non parlare di FIAT, cercando di capire se la strada attuata in questo ultimo periodo sia quella voluta dal suo storico presidente.
L’azienda, come altre del settore, è stata ciclicamente investita da periodi di crisi (più o meno gravi), che però non sono mai stati risolti abbandonando l’Italia. Già a partire dal 1976, con l’ingresso dei capitali libici, la strategia è sempre stata quella di espandere orizzontalmente la società, implementando la presenza nei mercati internazionali e di quote straniere.
Negli anni la FIAT ha investito, ad esempio, in Turchia, Polonia e Brasile, ampliando la sua presenza internazionale ed affrontando anche i problemi correlati all’apertura del mercato comune europeo. Certo, le soluzioni adottate non sono sempre state efficaci e nei primi anni 2000 l’accordo con GM ha certamente segnato una svolta negativa per l’azienda. Dopo soli 5 anni (2005) la prospettiva di procedere a “braccetto” è sfumata, principalmente a causa delle condizioni economiche di entrambe le società. Questa strategia (seppur inefficace) aveva sempre chiaro l’obiettivo di mantenere la FIAT italiana. Facendo un parallelismo con l’attuale situazione aziendale, si può dire che “il finale” della storia sia cambiato.
Dal 2007 la ristrutturazione ha portato ad una deitalianizzazione della società, fino alla creazione della FCA nel 2014. Una holding italo-statunitense di diritto olandese e con sede fiscale a Londra. Ovviamente non sta a me giudicare l’operato del dopo-agnelli, però, proprio in occasione di questa ricorrenza, è interessante comparare l’evoluzione che la società sta avendo. Questo perché se si parla di Gianni Agnelli si deve parlare di Fiat che, per sua stessa ammissione, rappresentava la parte più significativa della sua vita: “La mia vita coincide per tre quarti con quella della Fiat. E il mio rapporto con la Fiat è per metà di memoria e per metà di vissuto”.