-di SANDRO ROAZZI-
L’inflazione a novembre mostra lo stesso andamento lento ed incerto dal quale la nostra economia non riesce a sfuggire. Di conseguenza l’inflazione acquisita per il 2017, a bocce ferme, e’ all’1,2% e quella di fondo, vero indicatore, resta inchiodata ad un misero 0,6%. Ma questi dati non devono trarre in inganno: i beni di consumo più frequenti crescono in proporzione di più della inflazione complessiva mentre come si sa le retribuzioni restano affette da un relativo…letargo. In parole povere l’inflazione rimane bassa ma per le famiglie il costo della vita continua a creare crescenti difficoltà. Lo stato poco allegro delle vendite al dettaglio lo dimostra. Come è già stato osservato una delle questioni irrisolte in entrambi i casi, inflazione e costo vita, chiama in causa la condizione di salari e stipendi e la necessita’ di rianimare almeno un po’ proprio l’inflazione da salari, senza la quale i problemi sociali rischieranno di acuirsi. E con insensibilità delle forze politiche nei confronti di tali problemi il futuro su questo versante non si presenta luminoso. Ma lo e’ meno anche sul piano della produzione industriale, tanto decantata da leader e corifei. Ad ottobre il rialzo è stato netto, ma attenzione: ha recuperato solo in parte il cedimento del mese precedente e sul piano tendenziale e’ ancora abbondantemente sotto il picco registrato di oltre cinque punti nell’anno in corso. La prudenza di questi tempi non e’ certo la virtù migliore delle forze politiche, ma forse abbassare il tono della propaganda sui temi economici sarebbe solo un atto di buon senso.