Ma il problema di Grillo è la libertà, non la stampa

di VALENTINA BOMBARDIERI-

“Questo è sequestro di persona, vi mangerei tutti per il gusto di vomitarvi. Siete i principi del pettegolezzo, quindi non mi coinvolgerete. Un minimo di vergogna la percepite per il mestiere che fate, sì o no? O il vostro lavoro da 10 euro al pezzo giustifica tutto quello che state facendo, specialmente in questa città? Sulla realtà delle cose vi ponete un minimo di responsabilità di quello che mandate in onda nelle televisioni o sui giornali? Un minimo di amor proprio per questa terra ce l’avete oppure non vi riguarda?”. Queste le parole di Beppe Grillo all’uscita dell’Hotel Forum a Roma.
Sono dichiarazioni che si commentano da sole. Ma si sa quanto ci piaccia esser scomodi. Motivo per cui vorremmo regalare ai nostri lettori qualche riflessione. È risaputo quanto Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle non abbiano mai amato la stampa. Ma appare evidente quanto questa situazione di odio sia degenerata. C’è una strana idea di informazione in casa pentastellata. Nessuno di noi si è scordato le liste di proscrizione dedicate proprio ai nemici di sempre. Una idea che appare comune ad altri personaggi oggi in circolazione in Europa, che con la democrazia non hanno un rapporto amichevole (con qualcuno di loro il Movimento 5 stelle ha anche stretto alleanza parlamentare in Europa).

Certo, Beppe Grillo è un comico. Anche se oramai non fa più ridere. È colui che ha creato un Movimento che assomiglia sempre di più a un Partito. Anzi, è un partito. A lui i giornalisti non piacciono. Ora. Ma se proviamo a ricordare gli anni d’oro della sua ascesa grazie ai quattrini degli abbonati Rai (e tra di essi molti dei giornalisti che adesso insulta, lui sì veramente senza vergogna per quel che dice, per come lo dice e per la distanza siderale dalla realtà dei fatti, ad esempio a proposito della condizioni di Roma, città in abbandono), fatichiamo a individuare momenti di fastidio davanti a un circo mediatico che gli dava successo e danaro. Nella trasmissione di Pippo Baudo non ha mai manifestato disappunto per la lucina rossa e gli occhi puntati addosso. Semmai, l’unico fastidio lo ha manifestato quando l’uomo che lo aveva lanciato si scusò per una sua battuta in larga misura di dubbio gusto (e anche di scarsa efficacia satirica) sui socialisti che aveva scatenato l’ira di Bettino Craxi (la prima fase della sua carriera Rai finì lì, ma poi, al di là di quel che dice lui, dopo un periodo di esilio, riprese).

Sproloquiare sulla democrazia diretta è cosa che a Beppe Grillo viene molto bene. Ricordiamo però che non basta riempirsi la bocca della parola “democrazia”. Ogni democrazia che si rispetti ha bisogno dell’informazione. E questa non può essere sempre gradita. Anzi, più sgradita è agli uomini di potere (categoria a cui lui, che lo voglia o meno, si è iscritto nel momento in cui ha fondato un partito che punta a governare), più dimostra di essere libera, autonoma, indipendente. Può anche dare fastidio, può anche sbagliare, ma può anche essere chiamata a rispondere in giudizio dei suoi errori (cosa che lui evita per quanto riguarda il Blog domestico che porta il suo nome tenendolo, però, al riparo dalle responsabilità attraverso un sistema di ombre cinesi che lo nascondono e lo riparano dai rigori della legge quando da quelle colonne si diffama senza particolari conati, è proprio il caso di dire per rifarsi al suo elegante stile narrativo, di vergogna).

Al guru pentastellato non piacciono i giornali e i giornalisti o giornalai, epiteto spesso usato in casa grillina (forse anche perché lavorando per ridurre la capacità concorrenziale, ad esempio sul piano della pubblicità, di questi mezzi di informazione concorrenti, punta a favorire il core business del suo “socio”, Casaleggio, prima padre e adesso figlio)? Problemi suoi. D’altro canto, anche lui non piace a tutti né a tutti piace la sua idea di libertà che, al contrario, può solo preoccupare chi della libertà ha veramente un sacro rispetto. E poi non a tutti piace informarsi attraverso il suo Sacro Blog che ha tutte le caratteristiche dei vecchi organi di informazione dei partiti: strumenti di propaganda, a volte anche molto professionali nella diffusione di notizie, ma da leggere con grande spirito critico non perseguendo, per ovvi motivi, il fine dell’obiettività. Non lo persegue, ovviamente, nemmeno quel Blog. E non lo persegue soprattutto Grillo che tira acqua al suo mulino, un mulino che dovrebbe cominciare ad allarmare tutti coloro che credono realmente nella democrazia e diffidano degli arruffapopoli.

Essendo un cultore della democrazia diretta, Grillo saprà molto bene che la grande democrazia ateniese, quella che viene, a torto (secondo alcuni) o a ragione (secondo altri) associata al nome di Pericle, cominciò a declinare quando apparvero quelli che all’epoca venivano definiti demagoghi e che oggi si preferisce chiamare populisti. Cominciò il declino che si concluse col trionfo di Roma. Se con il disprezzo che a volte manifestano i ricchi nei confronti dei poveri, punta il dito contro i giornalisti da dieci euro a pezzo colpevoli di “spacciare” spazzatura, allora dovrebbe compiere il medesimo esercizio nei confronti di quei siti “spargi-bufale” attribuiti al variegato e pittoresco mondo del M5s.

Così come nell’ambiente dello spettacolo vi sono comici bravi e comici meno bravi (Grillo è fuori quota perché non si sa bene cosa sia: comico quando insulta senza volerne pagare il prezzo, politico quando lancia i suoi diktat dal sapore sempre più illiberale) o così come in quello della sanità vi sono medici appassionati e altri che hanno abbracciato il mestiere perché qualcosa bisogna fare per campare, allo stesso modo vi sono giornalisti attenti e credibili e giornalisti disattenti e scarsamente attendibili. Ma non è Grillo, che non è titolare di alcuna cattedra morale, che può decidere chi lo sia e chi non lo sia. E come politico (perché tale è), se realmente crede nei principi democratici, deve solo accettare la presenza di queste fastidiose zanzare o, come dicono in America, di questi cani di guardia del potere, di chi già ci è arrivato e di, come i pentastellati, puntano ad arrivarci. Ma se Grillo questo non lo accetta, allora tutti quanti noi (non solo i giornalisti) dovremo porci una semplice domanda: siamo proprio convinti di voler mettere nelle mani di un simile demagogo strumenti di democrazia che abbiamo conquistato tra grandi sacrifici? Siamo disponibili a correre il rischio di compromettere quelle libertà che è molto agevole smarrire ma estremamente complicato riconquistare?

 

 

 

Valentina Bombardieri

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