Strage di Bologna: le vittime (e i familiari) hanno sempre ragione

Ieri i familiari delle vittime della strage di Bologna hanno deciso di abbandonare l’aula nel momento in cui ha preso la parola il rappresentante del governo per ricordare quell’infausto giorno. Immaginiamo che insieme a loro siano usciti dall’aula tutti gli italiani che ancora oggi, a trentasette anni dalla strage, si pongono due sole semplici domande: Perché? Per chi? La protesta nasce dal fatto che la decisione di “dissecretare” le carte ha avuto applicazioni parzialissime. Quella di Bologna è una ferita aperta, ancora sanguinante; attraversa tutta l’Italia nella sua notevole lunghezza. Troppe zone d’ombra, troppe ambiguità, troppe connivenze che chiamano in causa pezzi dello Stato. E forse anche troppa voglia di chiudere tutto in un involucro di oblio. Questa storia merita di essere scritta in maniera definitiva (da tutti i punto di vista, da quello giudiziario a quello politico) trentasette anni dopo quella terribile esplosione. Stare dalla parte delle vittime e dei familiari “senza se” e “senza ma” dovrebbe essere il primo impegno delle istituzioni e di una classe dirigente che voglia realmente dare un nome alle cose, per quanto fastidioso e scioccante per la coscienza collettiva quel nome possa essere.

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