-di FEDERICA PAGLIARINI-
Si è tenuto oggi 16 giugno, il nono incontro del ciclo seminariale “Go beyond”. Il tema trattato riguarda un aspetto molto importante in questo momento storico, ossia la gestione democratica sia italiana che europea e la sua evidente trasformazione.
Il primo intervento è stato tenuto da Cesare Salvi che mette l’accento sulle elezioni politiche svolte in questi ultimi mesi in Europa. La scena è molto ricca, perché oltre a vecchie figure politiche, ne sono nate di nuove. Un esempio recentissimo è l’attuale presidente francese Macron. Si parla poi dei cosiddetti movimenti anti-establishment e populisti che hanno sì alcune cose in comune ma in altre si differenziano. L’elemento in comune è sicuramente un nuovo tipo di ideologia che considera la società divisa in due gruppi: da una parte un popolo omogeneo e onesto, dall’altra un’élite corrotta. Sostanzialmente si differenziano per la contrapposizione netta che c’è tra popolo e nemico. La crescente paura che si vive nella nostra contemporaneità, porta il popolo a orientarsi verso questi movimenti. Si cerca un qualcosa di diverso, migliore del precedente, si punta ad una svolta anche se non sempre è così. E il mondo politico attuale lo dimostra: Francia, America, Spagna, Grecia sono solo alcuni degli esempi di cui si è discusso.
Si è parlato poi di bilanci partecipativi. Durante il seminario è intervenuto anche il prof. Paolo Ridola, che tratta il tema della fine della democrazia, terminata alla fine del Settecento. Le crisi economiche che ne sono susseguite si sono così ripercosse sui sistemi istituzionali della politica e questo è diventato chiaro nelle trasformazioni politiche ottocentesche. Il pensiero di Marx si basava sulla ricerca di una nuova democrazia che contestava gli organismi della rappresentanza attivi contro le classi sociali più disagiate. Importante è la democrazia diretta e il suffragio universale su cui Ridola si concentra maggiormente. Francesco Saitto, a sua volta, docente alla Sapienza di Roma, ha spiegato cosa si intende per bilancio partecipato, il fatto che alla base del meccanismo vi debba essere un finanziamento le cui finalità verranno decise dai cittadini (una strada, una piazza, il ripopolamento di un giardino). Saitto ha raccontato le esperienze in corso in Italia (a Milano, Napoli e Torino) e i risultati che stanno producendo. Il docente non ha mancato di evidenziare come esperienze come queste fatichino, però, a prendere corpo in una fase di ristrettezze finanziarie, ristrettezze che in qualche maniera spingono verso la centralizzazione dei centri di spesa.
L’incontro seminariale si è concluso con l’intervento di Daniele Maglie, giornalista e ricercatore di scienza politica che, in modo molto preciso ha spiegato le origini dei vari sistemi eletorali e del movimento proporzionalista sia in Italia che in Europa, soffermandosi sui particolari casi della Svizzera e del Belgio. Dai riferimenti storici all’attualità di una legge elettorale rimasta una ipotesi. Con una serie di simulazioni basate sui sondaggi e sugli ultimi risultati elettorali, Maglie ha spiegato quali risultati avrebbe potuto dare il meccanismo elettorale nelle sue diverse formulazioni. Si è parlato di modello tedesco. Ma la proposta su cui sembrava possibile l’accordo a parte lo sbarramento al 5 per cento non aveva praticamente nulla del sistema in vigore in Germania. Semmai, se proprio si volesse provare ad attuare in Italia quella soluzione, si potrebbe riesumare la proposta presentata nove anni fa da Enzo Bianco decisamente più affine a quello elaborato (e ormai accantonato) con l’accordo tra Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini.