-di VALENTINA BOMBARDIERI-
Siamo giunti al nono incontro del ciclo seminariale Go Beyond, organizzato dalla Fondazione Nenni, dalla UIL, dalla Feps e dal Forum Nazionale dei Giovani. Al centro del dibattito di domani la democrazia diretta nella sua visione come soluzione alla crisi della rappresentanza e dei partiti. In un mondo in costante cambiamento, dove si spinge sempre di più verso la consultazione permanente dell’elettorato attraverso gli strumenti tecnologici sembra che una piattaforma e un sistema di votazioni online possano attuare il principio della sovranità popolare. È veramente così? Niente democrazia rappresentativa, Parlamenti come reperti archeologici, fuorigio l’intermediazione sociale. Basta un clic. Ma poi, chi verifica? E come? E chi ha le chiavi del sistema?
Affronteranno il tema della crisi della rappresentanza democratica e dei movimenti anti-establisment in Europa Cesare Salvi, ex ministro del lavoro, e Bendetto Attili, tesoriere della UIL. Una tendenza che è parsa in crescita impetuosa sino alle elezioni olandesi, riflesso di una polarizzazione dei messaggi che non segue la linea tradizionale destra/sinistra ma una strada alternativa caratterizzata dal confronto alto/basso: da un lato (in basso) il popolo assolutamente “puro”, dall’altro (in alto) l’establishment totalmente corrotto in una semplificazione che pur contenendo elementi di verità finisce, però, per costruire autodistruttive semplificazioni e generalizzazioni, trasformando in proposta politica, principi (l’etica, l’onestà nella cosa pubblica, il rispetto del bene comune) che dovrebbero, al contrario, essere pre-condizioni per il fare politica, dotati pertanto di una trasversalità che riguarda la correttezza dei comportamenti e non la qualità dei programmi (semmai solo delle persone che si candidano a sostenerli e realizzarli).
Questa tendenza dopo aver raggiunto il suo culmine con l’elezione alla presidenza della Repubblica di Donald Trump, ha subito un’ improvvisa flessione. E se nelle consultazioni francesi il bisogno di nuovo (sollecitato dalla presenza sulla scena di una classe politica piuttosto anziana e percepita come immutabile, vero freno nella corsa verso il futuro) ha creato le condizioni per il trionfo di Emmanuel Macron depurando, al contempo, il messaggio del rinnovamento dalle caratterizzazioni più marcatamente anti-europeiste e populiste, in Inghilterra, dove tutto era cominciato con il successo nel referendum dei favorevoli alla Brexit, non solo sono scomparsi i partiti (l’Ukip di Farage, ad esempio) che avevano trasformato nella propria ragione sociale l’anti-europeismo condito con una buona dose di isolazionismo (malattia peraltro sempre presente nella pancia della Gran Bretagna), ma Il confronto si è nuovamente sviluppato intorno ai partiti tradizionali (pesantemente puniti in Francia) consegnando il successo morale ai laburisti di Jeremy Corbyn ma offrendo al contempo ai conservatori di Theresa May la consolazione di una vittoria con un contemporaneo aumento dei voti rispetto alle precedenti elezioni.
Sarà poi Francesco Saitto ad affrontare il tema del bilancio partecipativo nel processo di costruzione della comunità politica.
A Daniele Maglie, giornalista di tg La7, ricercatore in scienze politiche con particolare riferimento ai sistemi elettorali, spetterà l’analisi di un tema oggi particolarmente caldo, soprattutto dopo l’accantonamento del cosiddetto “tedeschellum”. Proporzionale, maggioritario, sbarramenti; e ancora Mattarellum, Porcellum, consultellum: l’analisi del caso italiano e dei conflitti apparentemente non componibili sulla nuova legge elettorale, tra analisi storiche e previsioni (anche di tipo statistico) future..