-di GIULIA CLARIZIA-
Oggi, 9 maggio, festeggiamo l’Unione Europea. sessantasette anni fa, Robert Schuman, allora ministro degli esteri francese, pronunciava un discorso in cui disegnava un’Europa unita da una cooperazione politica.
Nel 1950, l’Europa ancora stentava a risollevarsi dalle ceneri della guerra. Letteralmente in macerie e in enorme lutto, con l’economia a terra ed anche il morale, l’Europa aveva bisogno di una nuova speranza.
Per questo, Shuman proponeva la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, ovvero la condivisione a livello sovranazionale delle produzioni di questi settori. Iniziava così il lungo percorso dell’integrazione europea. “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”, diceva Shuman. Mettere insieme la produzione di carbone e acciaio, soprattutto tra Francia e Germania, non solo avrebbe risollevato l’economia, ma anche evitato il sorgere di nuovi conflitti. La Francia poteva così sentirsi rassicurata nel condividere, e quindi poter controllare, quei settori che avevano fatto della Germania una temuta potenza bellica.
Era il così detto funzionalismo, l’integrazione per settori, punto di incontro nel dibattito tra i federalisti, che auspicavano gli Stati Uniti d’Europa, e gli unionisti, sostenitori di un’Europa delle nazioni. Sono passati quasi sette decenni, ma il dibattito è ancora molto attuale e la nostra Unione Europea non è altro che il compromesso che ne è emerso.
Seppure carica di problemi, molti dei quali dovuti al non essere riusciti, o a non aver voluto, andare fino in fondo con l’integrazione politica, l’Unione Europea può dirsi fiera di festeggiare sé stessa. Il suo primo e più importante obiettivo, la pace, è stato realizzato. A chi è nato con l’Europa unita, sembra impossibile l’idea di entrare in guerra con il vicino europeo. La guerra in Europa è ormai un concetto proiettato all’esterno, verso il diverso, il lontano.
In occasione di questa ricorrenza, lo scorso venerdì le istituzioni europee a Bruxelles hanno aperto le porte al pubblico, e così sarà il prossimo fine settimana a Lussemburgo e domenica a Strasburgo.
Un clima festoso ma impegnato, in cui si è cercato di dimostrare ai cittadini che l’Europa non è solo tasse e norme, ma un universo culturale.
Per raccontare qualche esempio, nelle sale del parlamento si sono dibattuti alcuni temi critici di questi tempi come il rapporto tra mass media informazione. Si è data la possibilità ai visitatori di parlare e votare i temi dibattuti, come dei veri parlamentari.
Un enorme spazio è stato dedicato agli stand dei partiti politici che, tra un gadget e l’altro, sono riusciti a raccontare a qualcuno il loro programma. Ma anche giochi per bambini, concorsi fotografici e musica.
Al Consiglio invece si ha avuto la possibilità di fare un viaggio in 28 paesi. Ciascuno stato membro infatti ha avuto la possibilità di esporre nel proprio stand le sue tipicità, e i più fortunati hanno potuto gustare qualche prodotto tipico.
Le agenzie europee come Frontex e Interpol erano anch’esse presenti e pronte a raccontare il proprio lavoro a chiunque fosse curioso.
Il tutto coronato dallo sventolio delle centinaia di bandiere europee che sono state distribuite.
Quest’anno si è festeggiata anche l’inaugurazione della nuova Casa della Storia Europea. In un grande edificio antico ma restaurato con gusto moderno, il visitatore viene immerso in un percorso che dall’antichità fino ad oggi racconta la storia di molti popoli che pur mantenendo la loro identità, formano insieme un unico popolo, quello europeo. L’esposizione temporanea invece, intitolata “Interazioni”, consiste in un’installazione che permette di vedere su mappa gli scambi e i legami all’interno dell’Europa per temi come amore e cibo.
La giornata ha registrato una buona partecipazione, con un’alta affluenza di giovani. Forse qualcuno ha indossato spille e sventolato bandiere per gioco, ma per alcuni è stato un sincero senso di appartenenza. Questo dimostra che l’Unione Europea non è solo un compromesso politico, ma anche un’identità culturale in cui le nuove generazioni sono nate e cresciute.