-di BONAVENTURA FERRI-
Basta fare un giro in internet, senza bisogno di consultare la stampa specializzata o leggere innovativi libri, non più futuristi, per capire quanto il mondo stia investendo ingenti capitali nell’intelligenza artificiale. Pare proprio che dai successi della ricerca in questo campo dipenderà il futuro dell’umanità e, osservando ciò che accade intorno a noi, la realtà sembra confermare questa tesi. Era il 1955 quando John McCarthy coniò il termine “intelligenza artificiale”, dapprima si pensò di dover avere a riferimento la “vastità” dell’intelligenza naturale, poi ci si orientò anche verso “sistemi esperti”, quindi, specializzati in uno specifico campo.
Fece notizia nel 1997 una macchina chiamata “Deep Blue” che era in grado di giocare a scacchi in maniera davvero così abile da superare e sconfiggere persino il campione mondiale Kasparov. Oggi, nessuno si stupirebbe più per un computer in grado di vincere contro un concorrente reale ad un qualunque gioco; siamo circondati da automobili in grado di guidare da sole; aerei di linea in grado di decollare, volare ed atterrare guidati da una macchina. L’Uomo, nel campo dell’intelligenza artificiale, ha fatto davvero tanta strada in entrambi i binari di questa importante ricerca continua, da una parte il riprodurre una macchina in grado di pensare ed agire come un essere umano, dall’altra la creazione di una macchina in grado di pensare ed agire in maniera razionale.
L’evoluzione nella creazione di macchine pensanti, svincolate dal modello umano, porta oggi ad ipotizzare la “singolarità tecnologica”, ossia, il punto in cui l’Intelligenza Artificiale supera il modello umano. A questo punto, tra le paure di essere sopraffatti dalle macchine, si fa strada “l’Intelligenza Aumentata”, cioè, detto semplicisticamente, la possibilità di realizzare dispositivi integrabili con l’intelligenza umana in grado di migliorarne le prestazioni. Già oggi nel libero commercio si possono acquistare caschi in grado di leggere i segnali della mente traducendoli in azioni trasmissibili a periferiche esterne; cuffie in grado di indurre il cervello in una condizione di “iperplasticità” per migliorare le prestazioni fisiche e mentali di sportivi, musicisti e super-soldati.
Seguendo questa strada non manca molto alla creazione di “chip” o altri dispositivi da poter impiantare direttamente nei cervelli per migliorarne le prestazioni a vantaggio dell’umanità; proprio a questo proposito mi sono soffermato ad analizzare i risultati delle scelte fatte dalla attuale classe dirigente, che determina in ogni ambito le sorti dei cittadini. In questa osservazione ho riscontrato, molte volte, il conseguirsi di scelte e decisioni dai risultati nefasti, una prosecuzione di disastri tale da sfidare le leggi del caso e vincere. Tornando agli ingenti investimenti nel campo della ricerca sull’intelligenza artificialmente aumentata, si potrebbero avere già ottimi risultati con un semplice dispositivo dal costo irrisorio. Basterebbe, infatti, impiantare una monetina da un centesimo con la quale determinare le scelte di interesse comune, facendo semplicemente testa o croce. Questa operazione permetterebbe di accedere alle leggi del caso che, già probabilisticamente, produrrebbero effetti migliori per tutti rispetto alle scelte che vengono attualmente determinate con l’intelligenza propria, con buona soddisfazione di quanti sono impegnati nella ricerca ed anche della collettività che, finalmente, ne avrebbe sicuri benefici.
Bell’articolo, un po’ generalista all’inizio, ma con un gran finale.