Attacco a Londra: orgoglio dopo il dolore

-di VALENTINA BOMBARDIERI-

Sale la conta dei feriti. Il giorno dopo l’attentato contro il parlamento a Londra, il bilancio appare più grave: 4 morti (compreso il terrorista che ora ha un nome: Khalid Masood, l’ultimo usato dal cinquataduenne il cui vero nome è Adrian Russell Ajao) e 40 feriti (sette dei quali versano in gradi condizioni) tra cui due italiane. Ventinove persone sono ricoverate in ospedale e sette risultano essere ancora in gravissime condizioni.

Tra i morti anche il poliziotto che ha cercato di bloccare l’assalitore. Si chiamava Keith Palme, aveva 48 anni. Il Sun racconta che era sposato, un padre di famiglia, e si era arruolato in polizia quindici anni fa ma prima era stato un militare nell’Esercito. Tra le vittime anche Aysha Frade, di 43 anni. E’ stata investita dall’attentatore mentre andava a prendere a scuola i suoi figli di 8 e 11 anni. Era un insegnante ed era nata in Inghilterra. Un altro uomo non è stato ancora identificato.

Otto persone sono state arrestate nella notte. La premier Theresa May ha detto, intervenendo alla Camera dei Comuni, che l’attentatore era un cittadino britannico noto ai servizi segreti. Per provare ad allontanare le critiche dai corpi dediti alla sicurezza dello Stato, ha aggiunto che si trattava di una figura di scarso rilievo. Insomma, nulla a che vedere con Abu Izzadeen, il primo nome circolato nella serata di mercoledì, anche lui britannico convertito, considerato estremamente pericoloso tanto è vero che compare in cima alla lista di tremila nomi da tenere sotto controllo. La vasta operazione antiterrorismo scattata subito dopo l’attentato ha riguardato soprattutto la città di Birmingham dove è stata perquisita la casa dell’attentatore. E a Birmingham portava gli investigatori anche la vettura, una Hyundai Tucson, con la quale il terrorista si è lanciato contro la folla. Ajao-Masood il cui nome la May ha preferito non fare, non era uno sconosciuto, le sue simpatie per l’estremismo islamista erano noto. Aveva cercato di schermarsi facendo ricorso a nomi falsi. Originario del Kent, spostato, tre figli, diceva di insegnare inglese ed era un un assiduo frequentatore di palestre, appassionato di body building. Ma non sembrava destare preoccupazioni nell’intelligence inglese in quanto non era mai stato indagato e condannato per atti terrortistici (una denuncia, però, contro di lui sarebbe stata presentata e si sarebbe conclusa con un nulla di fatto) pur essendo finito in galera diverse volte per agressioni e lesioni. Cinquantadue anni, l’attentatore viveva a Birnmingham nella contea di West Midlands.

“Non cederemo mai al terrorismo, non gliela daremo mai vinta. Il male non ci sconfiggerà, i nostri valori sono più forti e vinceranno. Non abbiamo paura”. Le parole della premier Theresa May alla Camera dei Comuni.

Valentina Bombardieri

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