-di GIULIA CLARIZIA-
Oggi, 20 marzo, ricorre un tragico anniversario. Lo scorso anno tredici ragazze perdevano la vita nel pieno del divertimento e della gioia di vivere. Una ferita ancora terribilmente aperta.
Nella notte, cinque pullman carichi di studenti Erasmus percorrevano la strada tra Valencia e Barcellona dopo la Fiesta de las Fallas, la notte dei fuochi. Un’escursione organizzata come tante se ne fanno durante l’Erasmus.
Intorno alle sei del mattino, però, uno dei pullman si schiantò contro il guardrail ed invase la corsia opposta. Nello schianto, tredici ragazze rimasero uccise, 34 ferite.
Come è noto, sette vittime erano italiane, le altre erano due tedesche, una romena, una uzbeka, una francese e un’austriaca.
Fin da subito la causa dell’incidente è stata attribuita all’errore umano. Lo stesso autista, ferito, all’arrivo dei soccorsi dichiarò di avere avuto un colpo di sonno.
Inizialmente indagato per mancanza di prudenza e omicidio plurimo, è stato assolto dopo essere risultato negativo ai test per alcol e droga e dopo aver verificato l’avvenuto rispetto delle soste obbligatorie.
Alcuni genitori delle vittime hanno contestato l’assoluzione e ritenuto vergognosa la mancata identificazione di un colpevole, dichiarandosi intenzionati a portare il caso presso le istituzioni europee. Purtroppo però, non sarà il nome di un colpevole a colmare il vuoto lasciato.
Ieri, il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli ha incontrato le famiglie delle vittime, già ricordate lo scorso 25 febbraio in occasione degli Stati Generali Erasmus a Roma. Oltre a esprimere il suo cordoglio, ha sottolineato l’importanza della sicurezza nel vivere l’esperienza Erasmus e l’intenzione di presentare il tema al Consiglio europeo dell’Istruzione di maggio.
Purtroppo, il programma Erasmus il 20 marzo porterà sempre il lutto. Non si parla semplicemente di vite spezzate in gioventù. L’Erasmus è qualcosa di ancora più intenso nelle sue scoperte, divertimenti, amicizie. Tutto è in espansione. L’altra faccia della medaglia, è che questo vale anche per il dolore. A questo proposito, fa venire i brividi pensare a quanto deve essere profondo il trauma subito dagli altri ragazzi presenti.
Chiunque ha vissuto o stia vivendo ora il proprio Erasmus, sa quanto è comune fare gite, viaggiare di notte, riempire treni e pullman dove il tragitto stesso è parte del divertimento, momento di condivisione. Associare questa idea a quello che è successo lo scorso anno è doloroso.
Il pensiero oggi va non solo alle famiglie delle vittime, ma anche agli amici e a tutti i ragazzi che si sono trovati su quei maledetti pullman.