Il bando anti-islam di Trump: populismo e ignoranza

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Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”. “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo”. “Il Congresso non potrà fare alcuna legge che stabilisca una religione di Stato o che proibisca il libero esercizio di una religione”. I primi due virgolettati corrispondono a due articoli (il 14 e il 18) della dichiarazione dei diritti dell’uomo; il terzo è la parte iniziale del I emendamento costituzionale degli Stati Uniti.

Il bando adottato contro gli immigrati provenienti da 7 paesi islamici (Siria, Iran, Iraq, Libia, Somalia, Yemen e Sudan), con esclusione di Arabia Saudita ed Egitto che pure fornirono la “manovalanza” per gli attacchi alle Torre Gemelle, sembra decisamente in contrasto con questi principi che il presidente americano dovrebbe conoscere a menadito trattandosi da un lato del documento che regge le sorti del suo paese duecentotrenta anni e dall’altro di una dichiarazione che gli Usa hanno firmato prima di tanti altri paesi (precisamente nel 1945). Ma la cosa strana Trump avrebbe tranquillamente dimenticato anche una legge varata da Lindon B. Johnson nel 1965.

Al di là delle leggi, però, il neo-presidente non ha tenuto presente che la globalizzazione non ha riguardato solo le attività economiche e finanziarie ma anche le relazioni umane e matrimoniali con la conseguenza che numerose persone si ritrovano oggi con un doppio passaporto e se qualcuno ha, ad esempio, acquisito la cittadinanza italiana perché ha contratto matrimonio con un nostro connazionale, mantenendo, però, anche quella di nascita (di uno di quei sette paesi) rischia, passando per gli Stati Uniti di venire bloccato alla frontiera.

In queste ore l’America è in subbuglio per la straordinaria trovata di questo presidente figlio di immigrati, tedeschi e scozzesi, e a sua volta sposato con una immigrata proveniente dalla Croazia. Da tutta questa vicenda emerge un dato: i populismi sono pericolosi spesso per quel che dicono, ma sempre per quel che fanno nella completa ignoranza di regole e condizioni oggettive.

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