Se Saviano scambia il nuovo col semplicismo

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-di ANTONIO MAGLIE-

Roberto Saviano in suo pezzo sostiene un paradosso in qualche modo condivisibile. Ma solo in qualche modo. Mettendo a confronto le manifestazioni che hanno accompagnato l’insediamento di Donald Trump (quella ufficiale e la marcia delle donne) giunge alla conclusione che per quanto caratterizzata da messaggi vecchi, quella che ha consegnato le chiavi della Casa Bianca all’inquilino appena eletto rappresenta il nuovo. Al contrario, quella delle donne e degli uomini che hanno manifestato contro di lui in difesa dei valori tradizionali della democrazia (anti-sessismo compreso), avevano un sapore vecchio perché articolate su una sintassi politica da anni Settanta. Dal punto di vista formale la tesi può anche reggere; dal punto di vista sostanziale appare, però, poco convincente.

In sostanza, a parere di Saviano, per quanto criticabile, Trump usa un linguaggio che mette a frutto le tendenze legate alla pervasività di alcuni vecchi media (la televisione: ma anche Berlusconi la utilizzava piuttosto bene negli anni Novanta) e la seriale totalità dei new media (tutto quel che viaggia sul web). E giunge alla conclusione (peraltro non nuova visto che importanti sociologi la illustrano da tempo) che il neo-presidente sia in linea con il nuovo che si agita nella società perché usa il linguaggio tipico dei social: quello che attrae gli “odiatori”. Bontà sua il famoso scrittore-giornalista ci spiega anche che non è detto che quel che è nuovo sia anche giusto e che lui, con il cuore, era con chi sfilava contro il presidente degli Stati Uniti.

Sinceramente sembra più convincente l’analisi svolta da Papa Francesco (nonostante i suoi ottant’anni quindi non propriamente un giovincello) nella recente intervista a El Pais: non è il nuovo contro il vecchio, ma la paura del futuro (fondatissima ma che Saviano scambia per nuovo) che mette a riposo (in sonno) la ragione e che cerca soluzioni facili: i muri, il protezionismo che viene bizzarramente considerato uno strumento per combattere le povertà nazionali (quando esisteva non risulta che fossero tutti ricchi), idea completamente infondata ma che appare (con)vincente in quanto la globalizzazione senza regole (e che ha travolto quelle che un tempo esistevano) non ha soddisfatto le attese propagandate per motivi di cassetta (economica ed elettorale) dalla destra neo-liberista e iper-liberista che ha occupato il potere a partire dagli anni Ottanta (e da lì viene anche Trump).

La storia dell’umanità, anche quella a noi più prossima, ci spiega che la paura produce sempre odiatori che si organizzano o con strumenti antichi (gli incontri semi-conviviali in qualche birreria di Monaco di Baviera) o i social. Sarebbe molto bello se il confronto fosse effettivamente tra vecchio e nuovo (pensiero e/o sintassi). La realtà, però, è un’altra. Quelli che i Trump, i Salvini, le Le Pen, i Grillo titillano sono sentimenti antichissimi (sfruttando, ovviamente, gli strumenti nuovi a loro disposizione) che si accompagnano ai momenti di paura e che trovano conforto in messaggi semplici (tipici degli odiatori e degli organizzatori di vaffa-day) perché quella semplicità li rassicura, li mette nella condizione di ritenere che sia sufficiente uno schiocco di dita, l’individuazione di un responsabile da dare in pasto a una giuria popolare (la piazza) e l’investimento su un uomo forte per cancellare i dubbi che si annidano nella nostra anima restituendoci, al contempo, certezze esistenziali.

Il problema, allora, non è la sintassi, ma la complessità dei problemi che gli uni (i Trump, i Salvini, le Le Pen, i Grillo) possono risolvere con un tratto di penna perché hanno deboli valori ideali di riferimento (la fedeltà alla democrazia ti obbliga ad averli piuttosto forti) e gli altri, i “vecchi” (che poi in larga misura sono giovani), che si rifiutano di farlo perché sanno che oltre quei valori c’è il buio (già sperimentato dall’umanità) e di conseguenza devono trovare e articolare soluzioni più complicate. Il confronto non è, dunque, tra vecchio e nuovo, ma tra complessità dei problemi e delle soluzioni e il semplicismo strumentale che facendo leva sui risentimenti mobilita il peggio delle nostre collettive pulsioni.

antoniomaglie

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