Fare a meno di certi giovani? Sicuramente di certi ministri

poletti

Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, sulle emergenze sociali del nostro Paese ha idee piuttosto singolari. La settimana scorsa ha spiazzato tutti (anche chi in camera caritatis è perfettamente d’accordo con lui: alcune cose si fanno ma non si dicono) spiegando che bisognava affrettare la “discesa” verso le elezioni anticipate per evitare il referendum sul Jobs Act, più che una spina nel fianco, una vera e propria pertica infilata nel costato del precedente governo e del suo attuale clone. Poi, dopo essere stato sommerso di improperi, ha spiegato che in realtà voleva fare riferimento solo alla legge che regola l’istituto referendario e che prevede appunto lo slittamento in caso di consultazioni politiche generali. Adesso ci fornisce la sua originale interpretazione della cosiddetta fuga dei cervelli. Dice: “Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. Valutazioni che ricordano le uscite della professoressa Fornero a proposito dei giovani schizzinosi o di quell’altro ormai dimenticato sottosegretario che parlava di “sfigati” a proposito dei laureati in tarda età. Poletti, esperto gaffeur, poi ha corretto il tono. Ma se di alcuni giovani che sono andati via probabilmente non sentiremo la mancanza, sicuramente non avremmo avvertito l’assenza dal governo di tanto improvvisato ministro-sociologo.

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