M5s, tra classi dirigenti e classi di ripetenti

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-di ANTONIO MAGLIE-

“Eccessi di personalismo e di egocentrismo non servono a nessuno. È una regola che vale sempre, a livello nazionale e locale. Guardiamo a come si sono ridotti i partiti. Mica sono nati in modo sbagliato, anzi avevano idee di cuore. Poi però sono crollati sotto i personalismi, le divisioni, le correnti. Sono l’ anticamera della fine. Il M5S deve riuscire ad avere gli anticorpi”. Roberto Fico è considerato uno dei “duri e puri” (di quelli che poi normalmente incontrano uno più puro che li epura) del Movimento 5 stelle. L’attacco al personalismo e all’egocentrismo viene portato attraverso un’ intervista a “La Stampa” cioè con uno strumento che ha poco a che vedere con la discrezione e molto con i difetti indicati dallo stesso presidente della commissione di vigilanza sulla Rai.

Lasciamo perdere la “lezione” sulle correnti che, al di là delle fasi di degrado, nella loro declinazione migliore hanno dato forma all’articolazione dei pensieri politici, cosa non disdicevole in democrazia. E lasciamo perdere pure i personalismi piuttosto evidenti e certificati in quel partito che non appartiene ai militanti ma a un “proprietario” che è tornato adesso a reclamarne la “titolarità assoluta” (il “capo sono io” che poi è la trasposizione aggiornata del berlusconiano “ghe pensi mi”)

Andiamo, invece, al sodo, cioè alla scelta di Salvatore Tutino come assessore al bilancio del comune di Roma. Fico, un insigne economista, dice: “Deve scegliere Virginia, ma su quella persona noi abbiamo fatto delle interrogazioni parlamentari, atti motivati e scritti che è bene che un sindaco 5 stelle valuti prima di decidere. Magari ci siamo sbagliati e ha ragione il sindaco, ma quegli interventi vanno presi in considerazione”.

Non sappiamo cosa ci sia di compromettente in quelle carte ma è nota l’elasticità mentale dei pentastellati, così lontani nei modi pubblici dall’insulto, dalla diffamazione e dall’invenzione mediatica (soprattutto attraverso il web). Totali e assoluti dispensatori di verità incontestabili, piovuti dall’iperspazio delle inattaccabili virtù civiche, hanno costruito una ideologia in cui tutte le figure, anche le migliori, scolorano al loro confronto nella mediocrità. Se così non fosse Beppe Grillo dal palco di Palermo sabato non avrebbe detto: “Fare qualcosa per gli altri, a me e Casaleggio, è una cosa che ci è venuta dal cuore. Anzi da due cuori. Papa Bergoglio è venuto dopo!”. Infatti è notorio che la Casaleggio & Associati sia in realtà una succursale della Caritas e che il comico genovese abbia distribuito nel corso della sua carriera tutti i suoi averi ai meno abbienti, esattamente come Francesco, non quello di Buenos Aires ma quello di Assisi.

Al di là di quel che le carte di Fico dicono, un dettaglio non irrilevante appare chiaro: le competenze di Tutino sono dati di fatto incontestabili, sicuramente più incontestabili di quelli che il suo collega Carlo Sibilia illustra a proposito delle crisi monetarie e delle passeggiate sulla luna mai avvenute o dei chip sottocutanei denunciati da quell’altro suo collega, Paolo Bernini. Su un altro dato Fico, poi, dovrebbe riflettere: il Movimento 5 stelle è un fenomeno elettorale ma non ha costruito almeno sin ad ora alcuna classe dirigente. Al massimo una classe di replicanti o, per quello che sta avvenendo a Roma, di ripetenti.

 

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