Il mondo diviso da 8 mila chilometri di muri

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-di VALENTINA BOMBARDIERI-

 

Un vecchio proverbio cinese recita “Purtroppo sono più numerosi gli uomini che costruiscono muri di quelli che costruiscono ponti”.  Viviamo in un Europa che ha ormai completamente dimenticato il muro di Berlino e adesso lo moltiplica.  C’era una volta il muro di Berlino e c’erano i paesi occidentali che gridavano allo scandalo. Era stato costruito nel 1961 perché la Germania dell’Est e quella dell’Ovest non dovevano avere contatti. Il muro crollò nel 1989. Rappresentava un’eccezione, con la Muraglia Cinese. Era l’unico muro in Europa. Oggi invece assistiamo a una forte inversione di tendenza. I muri non si contano più.

Cipro come Berlino nel 1961. È l’unica capitale d’Europa ad essere divisa da un muro. In realtà più che un vero e proprio muro c’è una fascia di case abbandonate dal 1974. C’è una città greca ricca e moderna e una città turca molto più povera e arretrata.

È notizia recente che Donald Trump vorrebbe costruire un muro al confine tra Stati Uniti e Messico (tra l’altro già presente: è il ‘muro di Tijuana’ che è stato eretto nel 1994) . C’è poi la Gran Bretagna che ha raggiunto un accordo con la Francia per innalzare un muro di quattro metri a Calais, per contrastare l’arrivo degli immigrati- clandestini. Sarà l’Inghilterra a sostenerne il costo e si tratterà di una barriera di cemento armato di quasi due chilometri volta a chiudere le due “crepe” (l’autostrada che porta all’imbarco dei traghetti per Dover e il tunnel per i treni che passano sotto la Manica) attraverso le quali riescono a passare gli immigrati. È il paradosso dei due paesi che hanno prodotto le due grandi rivoluzioni borghesi (la rivoluzione industriale e quella francese) che sembrano propendere adesso per una controrivoluzione.

Sono muri che indicano separazione, fratture e divisioni e una forte intolleranza. Presto l’Ungheria innalzerà una recinzione anti-migranti per tutta la frontiera serba, seguendo l’esempio della Bulgaria che ha innalzato un muro lungo trenta chilometri al confine con la Turchia. Un’altra barriera si trova in Spagna. Nelle enclavi di Ceuta e Melilla il governo ha costruito una doppia linea di reti di filo spinato. Lungo il confine tra Israele e Cisgiordania si trova un muro anti-terrorismo, così come al confine con il Bangladesh, dove la Birmania ne ha costruito uno per contrastare l’invasione dei musulmani Roningya.

La lista dei muri è lunghissima, a testimoniare come le barriere storiche sono aumentate dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dalla caduta del muro di Berlino sono stati costruiti più di 8000 km di muri. L’associazione UQAM, Chaire Raoul Dandurand en études stratégiques et diplomatiques dell’Università del Quebec a Montreal ha realizzato una mappa per censire tutte le costruzioni erette dall’uomo a protezione dei propri territori.

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Ci sono muri in Cisgiordania, Marocco, Ungheria e c’è addirittura un blocco navale nella striscia di Gaza.

Lo studio «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?» redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu fotografa il futuro dell’Italia e dell’Europa disegnando un “melting pot” culturale che visto la situazione porterà all’esplosione di forti tensioni sociali. Nel 2050 un terzo della popolazione italiana sarà composta da stranieri. Gli altri paesi che si troveranno di fronte a questa invasione saranno Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia, Germania e Russia. Secondo il report nel 2050 l’Africa sarà responsabile di più della metà della crescita della popolazione mondiale. Dal 2000 al 2015, infatti, sono state circa 2,8 milioni le persone che si sono mosse ogni anno verso Europa, Nord America e Oceania. Si stima inoltre che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi nel 2050 e gli 11,2 miliardi nel 2100.

Diventa evidente che l’Unione Europea sta assumendo sempre di più la forma di una fortezza, dove i Paesi membri sembrano avere dimenticato gli accordi che hanno sottoscritto per definirsi Europa. Si prospetta la visione di un’Europa incapace di fronteggiare con politiche efficienti l’emergenza che ci si trova ad affrontare. Un emergenza che sicuramente mette a dura prova le strutture democratiche di cui è dotata l’Unione.

La retorica dei muri corrisponde a una incapacità di risolvere i problemi e di creare un equilibrio politico magari grazie a nuovi interventi, privati di quella miopia che sembra aver caratterizzato negli ultimi anni l’Unione Europea.

«Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?», queste le parole di Papa Francesco dopo aver ricevuto il premio Carlo Magno. Ci uniamo ai suoi dubbi e al suo sogno, quello di un’Europa in cui «essere migranti non sia un delitto» perché «i progetti dei Padri fondatori, araldi della pace e profeti dell’avvenire, non sono superati: ispirano, oggi più che mai, a costruire ponti e abbattere muri».

 

Valentina Bombardieri

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