Il 12% degli italiani nelle mani degli usurai

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-di SANDRO ROAZZI-

Come recitava la frase di un film di Martin Scorsese, il denaro non dorme mai. E nel caso dell’usura durante la crisi non è stato… fermo un attimo. Secondo l’Eurispes la grande recessione ha fatto lievitare gli incassi di questa molto particolare attività… economica: 83 miliardi, con tre milioni di famiglie che si sono rivolte a privati per avere dei prestiti dopo aver trovato preclusa la via delle banche. Più del 12% della popolazione è rimasta invischiata in questa tela di ragno sulla cui pericolosità nel passato aveva messo in guardia ad esempio una associazione come SOS Impresa di Confesercenti.

Non molto tempo fa segnalava infatti che questo ignobile mercato aveva assunto nella crisi sembianze inusuali: i tassi usurari erano sempre altissimi, solo che spesso il denaro si prestava di buon mattino e si incassava di ritorno con quegli interessi da capogiro… la sera stessa. E già allora si presumeva come fa Eurispes che in campo non c’erano più i vecchi usurai celebrati dai film ma le mafie od anche insospettabili colletti bianchi. Con piu’ ambizioni rispetto a quelle di nascondere mazzette di soldi nel materasso di crine di una volta: ora si ricicla denaro sporco o si aspetta il momento buono per rilevare l’ attività del malcapitato che non riesce più a pagare.

Una legge sull’usura negli anni ’90 aveva cercato di stroncare il fenomeno. Non ci era riuscita ma lo aveva circoscritto. La crisi ha fatto saltare il banco a quanto pare. C’e’ da chiedersi però quanta parte ha avuto la restrizione del credito in questi anni e quanta colpa c’è stata nell’aver lasciato soli tanti piccoli imprenditori e nuclei familiari scivolati verso livelli reddituali che non hanno permesso loro di far fronte agli impegni presi.

Tutti innocenti? Ed il versante politico è senza responsabilità? Durante la recessione abbiamo sentito litanie a ripetizione che decantavano la dedizione al bene generale di questi “mondi”. Ora l’ Eurispes ci dice che la realtà era ben altra. Certo, la malavita, specie quella organizzata, ringrazia. La crisi nel caso specifico è stata una… benedizione. Arrivata però mentre chi poteva evitarlo guardava da un’altra parte? E adesso, che si farà?
Il fenomeno è in buona parte meridionale ma ad esempio l’indice di permeabilità all’usura proposto da Eurispes vede in testa Parma, poi al 28mo posto una seconda città del nord, la altrettanto… insospettabile Aosta. Insomma la penetrazione dell’usura rivisitata a nuovo ormai punta ovunque. La crisi non c’è più ma c’è da scommettere che i metodi criminali dell’usura non sono spariti con essa. E sanno trasformarsi come si è visto con rapidità ed inventiva. Per il loro il futuro è un rischio da correre.

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