Contratti P.A.: se sette anni vi sembran pochi

a

-di SANDRO ROAZZI-

Il 17 agosto 1945, raccontano le cronache, Orwell pubblicò uno dei suoi capolavori. Lo fece a guerra finita, era “La fattoria degli animali”. Si disse che aveva atteso per non irritare gli alleati sovietici, visto che dietro l’opprimente burocrazia degli animali che prende possesso della fattoria si intravedeva la feroce critica al regime stalinista. Anche in quel caso però l’immagine della burocrazia pubblica era quella di un potere persecutorio nei confronti di cittadini che in realtà erano costretti a vivere da sudditi. In tempi di rivoluzione digitale questa ombra oppressiva ed inefficiente dovrebbe essere in via di sparizione. 

E, solo per parlare del nostro Paese, è indubbio che è in atto un processo per avvicinare il settore pubblico ai nuovi tempi. La fine della “carta” nelle certificazioni, una giustizia più rapida, un fisco che non tormenta i più poveri ed aguzza lo sguardo sulla grande evasione. Con la consapevolezza che chi sbaglia ora deve pagare e che un posto di dirigente non è un dono dell’età o della fedeltà a qualche potentato. Intenzioni, riforme e qualche fatto vanno in questa direzione ma con molte zone d’ombra che ancora favoriscono forti dubbi e scontento fra i cittadini. 

In mezzo a tutto questo vive e lavora la massa degli oltre tre milioni dipendenti del pubblico impiego che non godranno di popolarità nella opinione pubblica ma attendono un rinnovo contrattuale da ben sette anni. In questi giorni, in attesa dell’avvio reale dei negoziati contrattuali nei nuovi, e ridotti di numero finalmente, comparti della Pubblica Amministrazione, si fanno nuovi calcoli che non depongono a favore, ad una prima impressione, a favore di un confronto senza tensioni. Dal fronte sindacale la Uilpa fa notare che la cifra realistica per sanare il lungo periodo di vuoto contrattuale si dovrebbe aggirare attorno ai 7 miliardi di euro. 

Dalla Cgil inoltre si calcola che il “dovuto’ mancante nelle tasche dei lavoratori è pari a 212 euro lordi. Insomma siamo ben lontani dai 300 milioni di euro iniziali previsti dal Governo anche se recentemente in più di una occasione si è manifestata a parole una disponibilità maggiore. Ma un altro scoglio si profila all’orizzonte. Dopo tanti anni senza vedere un euro i sindacati sembrano schierati sulla linea di non accettare che i futuri aumenti, sia pur graduali, spettino solo ad una parte dei lavoratori pubblici siano essi quelli con bassi redditi o quelli più meritevoli. Ma questa linea che “distingue” è la stessa, non dimentichiamolo, che sta rinviando in un clima di scontro di mese in mese il rinnovo del contratto dei metalmeccanici sulla quale si è attestata la Federmeccanica non di certo sconfessata da Confindustria. 

Questo intreccio di vicende al dunque finisce poi per riportare in primo piano anche il destino del contratto nazionale di lavoro. Con il Pil fermo, le risorse contate, tante necessità da soddisfare a settembre per il Governo non sarà facile far quadrare i conti. Eppure l’occasione per modernizzare la Pubblica Amministrazione ci sarebbe tutta. Rivalutando anche il lavoro di tanti pubblici dipendenti attivi ed onesti che da tempo hanno smesso di considerare dignitoso lo scambio antico fra stabilità del posto di lavoro e stipendi bassi. Questa è una di quelle partite che può davvero cambiare il volto del Paese. Ma ci vuole coraggio da parte di tutti.

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

Rispondi