Le parole d’autore di Nenni: il catino di Ponzio Pilato

SPAGNA VIAN

-DI FRANCESCA VIAN –

Furononenni-fumetto tanti i responsabili esterni dell’eccidio spagnolo, anche in buona fede, nella durissima guerra civile che il legittimo governo repubblicano dovette affrontare contro i fascisti di Franco, fra il 1936 e il 1939. Ma lo scenario ginevrino della Società delle Nazioni fu il catino dove ci si lavò ripetutamente le mani, inscenando una tragedia degli equivoci, dai contorni tanto farseschi, quanto drammatici.  Con questa immagine di arrabbiata ironia, tratta dai Miserabili di Victor Hugo, “il catino di Ponzio Pilato”, Nenni comincia l’esame di come la Società delle Nazioni contribuì dunque a spingere l’Europa verso la seconda guerra mondiale.

Ginevra aveva obbligato tutti gli stati a non intervenire negli affari di Spagna. Se fosse stato vero, i repubblicani avrebbero vinto subito.

Non vi è alcun dubbio che, senza l’intervento italiano e tedesco, il pronunciamento di Franco sarebbe stato liquidato nelle prime settimane.”

Poiché la Società delle Nazioni aveva votato il non-intervento, i paesi democratici lo imposero ai cittadini. “Italia e Germania non furono da meno e decretarono pene severe per i trasgressori. Senonché Roma e Berlino spinsero l’audacia fino a sostenere che non vi erano volontari italiani e tedeschi in Spagna salvo quelli che combattevano a lato del governo repubblicano nelle Brigate Internazionali”.

Invece il non-intervento era, secondo un’altra metafora di Nenni, “un muro di cartone”. Attraverso quel cartone passavano gli aiuti a Franco da parte della Germania e dell’Italia. Le due nazioni fingevano di non avere nulla a che fare con Franco davanti alla Società delle Nazioni, ma si vantavano pubblicamente del loro intervento (nella foto un cartello della Guerra civile, custodito all’Università di Valencia).

“Mussolini e Hitler non hanno fatto mistero del loro intervento. Se le diplomazie fascista e nazista hanno recitato la loro parte a Ginevra e al comitato di Londra, con tutte le regole dell’ipocrisia, il “Duce” e il “Führer”, per contro, si sono prestati a mascherare la verità solo nella misura in cui ciò era indispensabile per prolungare la commedia ginevrina.

La Società delle Nazioni si esprime nel 1938 con la raccomandazione agli stati d’Europa di non intervenire nel conflitto spagnolo, dichiarando però di sapere che vi erano in Spagna “veri corpi di armata stranieri”, minacciando di uscire dalla politica di non-intervento se tutti gli stati non vi si fossero attenuti. Ginevra, insomma sapeva della violazione del cosiddetto non -intervento, ma… non interveniva.

Il ministro degli Esteri spagnolo Alvarez del Vajo alla Società delle Nazioni denunciò “la mostruosità giuridica della formula del non-intervento”, aggiungendo: “Ogni spagnolo che cade al fronte in difesa della Repubblica e della libertà, sotto il fuoco di armi introdotte nel paese nel modo più cinico e sempre crescente, è una prova irrefutabile del delitto che si sta commettendo contro il popolo spagnolo”, e chiedendo inoltre “il rispetto internazionale di uno Stato legittimo e sovrano”. Egli parlò di “finzione del non-intervento”. Infine lo stesso ministro, ricorda Nenni, dovette amaramente dichiarare: “Non possiamo spingere la nostra cortesia fino al punto di sopprimerci con le nostre mani”.

Dopo Monaco la fuga di fronte alle responsabilità, assunse il ritmo di una vera e propria rotta. Invano il Primo ministro Juan Negrin dichiarava che “il problema spagnolo, pietra angolare della pace mondiale, deve risolversi a Ginevra”. Ginevra non ascoltava che i consigli della paura, dell’astensionismo, della capitolazione”.

In queste poche righe, Nenni sfodera una immagine dietro l’altra, per rendere concreto il discorso: la fuga, la rotta, la pietra angolare, la paura come cattiva consigliera. Questi sono i metodi classici dei suoi articoli giornalistici, anche se tutti i passaggi di Nenni (riportati in neretto) sono tratti da un saggio storico che Nenni scrisse in francese nel 1942, e che poi fu pubblicato in Italia nel volume “Spagna” (prima edizione 1958).

Insomma la Società delle Nazioni promosse un gioco sleale, o nella migliore delle ipotesi, scelse un gioco, ma fece finta di non vedere che coloro che si apprestavano a vincere, avevano violato tutte le regole. Anche i repubblicani furono ovviamente sostenuti, anche da altri Italiani, da uomini e donne di tante nazioni, da aiuti russi e messicani, ma evidentemente non da “veri corpi di armata stranieri”, come li chiamava Ginevra.

 Il Comitato di Londra riprendeva le sue interminabili discussioni sul ritiro dei “volontari”, moltiplicando progetti, piani, emendamenti ai progetti, rettifiche ai piani. Fino all’entrata di Franco in Madrid. (…) Si trattava di qualcosa di più della morte morale e materiale dell’istituzione ginevrina: si assisteva al suicidio dell’Europa democratica.”

“L’Europa e il mondo non uscivano dalla guerra, ma vi entravano. Perché il fascismo avrebbe dovuto fermarsi a metà strada?”

L’immagine del “catino di Ponzio Pilato” contiene forse più rabbia che ironia: il richiamo biblico evoca da solo l’idea dell’innocenza e del martirio, cui il popolo spagnolo fu spinto dal… Ponzio Pilato internazionale, con sede a Ginevra, deputato a garantire la pace e il diritto.

Il “parlare a vanvera”, senza riscontro con la realtà, a fronte del “sangue per le strade” (Pablo Neruda), ferì anche i poeti, e le loro eterne domande.

Qui, qui, / di fronte alla Storia/ di fronte alla Storia grande/ sotto la luce delle stelle, sopra la terra eterea ed eterna del mondo / e nella presenza stessa di Dio/ qui / parliamo qui / dell’affare spagnolo rivoluzionario” (León Felipe, La Bandiera, Hora de España, maggio 1937).

Torniamo sull’argomento la prossima settimana con il pacifismo passivo. francescavian@gmail.com

 

francescavian

2 thoughts on “Le parole d’autore di Nenni: il catino di Ponzio Pilato

  1. Molto interessante anche questa puntata sul “catino di Pilato”. Ci fa meditare sulle conseguenze a cui può portare il disimpegno nei momenti cruciali della nostra vita.

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