Europa a pezzi, Gran Bretagna pure

Unfinished European Union Flag puzzle

L’effetto domino è già cominciato. I partiti euroscettici si preparano a lanciare nei diversi paesi campagne referendarie sul modello di quella che ha portato all’uscita di Londra dalla Ue. Non perde tempo da Parigi Marine Le Pen per convocare una conferenza stampa preannunciando su Twitter il messaggio che lancerà alla nazione. Poche parole entusiastiche e un annuncio: “Vittoria della libertà! Come chiedo da anni ora serve lo stesso referendum in Francia e nei Paesi dell’Ue”. Ribadisce il concetto la nipote, la più giovane ma non per questo meno determinata Marion (la preferita di nonno Jean Marie in rotta, al contrario, con la figlia): “Dalla Brexit alla Frexit: è ormai ora di importare la democrazia nel nostro paese. I francesi devono avere il diritto di scegliere!”.

In Italia, invece, Matteo Salvini si rianima dopo le scoppole elettorali delle ultime domenica, agitando la bandiera della vittoria di Johnson e Farage: “Evviva il coraggio dei liberi cittadini! Cuore, testa e orgoglio battono bugie, minacce e ricatti. Grazie Uk, ora tocca a noi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il leader del Partito del Popolo olandese, Geert Wilders che in un comunicato annuncia: “Se diventerò primo ministro, ci sarà un referendum anche in Olanda per abbandonare l’Unione europea, lasciamo decidere il popolo olandese…”Vogliamo essere responsabili per il nostro stesso paese, la nostra stessa moneta, le nostre stesse frontiere, e la nostra stessa politica migratoria…è tempo per un nuovo inizio facendo affidamento alla nostra stessa forza e sovranità, anche in Olanda”. La conclusione è netta: il Pvv “chiede un referendum sulla Nexit, un’uscita dell’Olanda dall’Ue”.

Ma se l’Europa piange, la Gran Bretagna non ride perché se i gallesi si sono espressi in massa a favore dell’uscita, sul fronte opposto si sono schierati i più irriducibili scozzesi e irlandesi che adesso minacciano di mandare in frantumi il Paese per poter tornare sotto l’ombrello più apprezzato della Ue (la bandiera dell’Union Jack a loro va notoriamente di traverso, preferiscono quella stellata di Bruxelles). Chiarissimo il messaggio della leader indipendentista nonché primo ministro di Glasgow, Nicola Sturgeon:”La Scozia ha dato un voto forte e inequivocabile per rimanere nell’Ue. E mentre il risultato generale deve ancora essere dichiarato, il voto qui rende chiaro che il popolo della Scozia vede il proprio futuro come parte dell’Unione europea”. La conseguenza è inevitabile, peraltro già annunciata: la convocazione su iniziativa dell’Snp di un nuovo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito.
E all’indipendenza con successiva riunificazione all’Eire pensano gli Irlandesi del Nord. Non è che il vicepremier dell’Irlanda del Nord, Martin McGuinness, abbia girato molto intono alla questione: le due Irlande a questo punto devono tornare unite. D’altro canto prima del voto il leader dello Sinn Fein aveva sottolineato che la Brexit avrebbe determinato “enormi conseguenze per l’intera isola d’Irlanda” e che l’uscita del Regno Unito dalla Ue sarebbe “contro le aspettative democratiche del popolo”. Con la conseguenza che l’elettorato avrebbe avuto il diritto di votare nuovamente per “mantenere un ruolo nell’Ue”.

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